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Francesco Hayez

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Francesco Hayez: Il bacio (1859), Pinacoteca di Brera

Francesco Hayez (1791 – 1882), pittore italiano.

Le mie memorie

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  • Se nel XVIII secolo, le scuole di Tiepolo e di Piazzetta avevano tali pregi che ora ammiriamo, pure bisogna confessare che furono questi i capi scuola della decadenza nell'arte. Il primo, alla vivezza del colore, alla franchezza del pennello, all'effetto generale, aggiungeva anche una certa aggiustatezza di disegno, che quantunque tratto dal vero, pure era spesso ignobile nelle forme, né si curava punto della scelta del vero.
    Il secondo, Piazzetta, manierato alquanto e nelle mosse e nel disegno, aveva però una cognizione del chiaro oscuro così giusta che si potrebbe chiamare per questo il Correggio della scuola moderna. (p. 3)
  • Cominciava anche a farsi buon nome il Molteni, per alcuni ritratti assai somiglianti e di molto effetto; egli aveva studiato il disegno all'Accademia, ma poi si dedicò al restauro dei quadri antichi, per necessità di lucro; aveva molta attitudine per l'arte, come lo dimostrano i suoi ritratti e vari quadri di genere con figure grandi al vero, che ebbe il coraggio d'eseguire, fidandosi troppo, a parer mio, dei pochi studi fatti. (p. 67)
  • Egli [Giuseppe Molteni] aveva una maestria di pennello non comune, benché vi fosse a volte qualche durezza e spesso difetto di disegno. Questo giovane artista, assai lodato allora, godeva l'amicizia di molti, aveva pure molte commissioni; ma devo dire che lo trovai docile ai suggerimenti che da vero amico io credevo dargli, allorché chiedeva la mia opinione. (p. 67)
  • Il Sogni era pittore di molto merito; buon disegnatore e coloritore, mancava forse d'immaginativa, ma conosceva l'effetto. Originale in arte e fors'anche nel carattere. Il suo Adamo ed Eva è quadro lodevolissimo sotto ogni rapporto; nel modo d'eseguire non lo potrei dire affatto originale, perché ricorda vari stili. (p. 68)

Citazioni su Francesco Hayez

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  • Leonardo da Vinci, per dipingere Medusa, si pose in casa tutta una nidiata di serpi vive; e Francesco Hayez per dipingere il Laocoonte, acquistò dei boa. Finito il quadro, che doveva farne dei serpenti?... Una sera, tra il chiaro e lo scuro, calò uno dei boa giù dai merli del palazzo di Venezia, e il rettile andò a scompigliare una processione che passava in quel punto: fu un fuggi fuggi generale, un urlo solo di spavento, un terrore. (Raffaello Barbiera)
  • Tutti lo aiutano, tutti lo corteggiano, tutti gli vogliono bene. Egli non passò su quei triboli fra' quali tanti veri artisti sono costretti a camminare sanguinanti e a morire; egli passò sopra una strada di rose. E tale fortuna la doveva in buona parte alla sua giovialità nativa, all'amorevolezza con la quale accoglieva i consigli e le censure, di cui fa pro, senza guastarsi il sangue con rancori, senza provocar nemici con la baldanza. se ebbe a patir dolori, e persino qualche coltellata, in gioventù, fu solo in seguito a' suoi sbarchi troppo entusiastici all'isola di Citerea[1]. Benedetta isola! (Raffaello Barbiera)
  • Hayez segna nientemeno che la linea di divisione che separa la scuola antica dalla moderna. Con Sabatelli[2] e con Palagi[3] finisce quella scuola che, per consuetudine, si chiamò classica; con Hayez invece comincia quell'altra scuola che, col più arbitrario dei vocaboli. si chiamò romantica.
  • In Hayez le grazie della forma e della linea sono tali che rendono spesso la bellezza molle e voluttuosa; nell'Induno invece c'era come qualcosa di aspro e di chiuso che gli faceva velo alla bellezza e pareva quasi gli facesse temere di peccare rivelandola altrui; la tavolozza d'Hayez riluce d'una tinta serena che invita e ristora, quella dell'Induno severa invece e cupa, a tutta prima sembrava quasi voler respingere i profani.
  • Tenendo conto di tutto quello che ha fatto e di tutti gli elementi onde risulta il carattere del suo ingegno e del suo stile, a noi pare di poter asserire che Francesco Hayez tenga un gran posto in Italia fra i pittori viventi, e incontrastabilmente sia il primo per la potenza dell'esecuzione, per il prestigio del colore, per la grazia squisita della linea. – È un pittore che ha virtù straordinarie, ma anche peccati gravi, e pur troppo in questi ultimi anni ha mostrato di trascurare il concetto e l'idea, tutto quanto preoccupato della forma e del pennello, motivo per cui ha provocato una critica fin troppo virulenta e severa in coloro che hanno rispetto del pensiero più che di tutto, e che ad un dipinto prodigiosamente eseguito antepongono un quadro in cui l'esecuzione sia appena sufficiente, ma sia grande l'idea e severa la composizione.

Note

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  1. Cerìgo o Citèra, isola della Grecia dalle cui acque nacque Afrodite (Venere), dea dell'amore.
  2. Luigi Sabatelli (1772-1850), pittore, incisore e docente italiano.
  3. Pelagio Palagi (1775-1860), pittore, scultore, decoratore d'interni italiano

Bibliografia

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  • Francesco Hayez, Le mie memorie, Reale accademia di belle arti, Milano, 1890.

Altri progetti

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Opere

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