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Raffaello Sanzio

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Autoritratto di Raffaello

Raffaello Sanzio (1483 – 1520), pittore e architetto italiano.

Citazioni su Raffaello Sanzio[modifica]

  • Anche Raffello, dunque, che può considerarsi, tra i grandi, l'artista più scrupolosamente aderente al soggetto – tanto da potersi perfino considerare il padre incolpevole di tutte le posteriori accademie, le quali non videro in lui, altro che un perfetto illustratore –; anche Raffaello, dicevo, è prima di tutto un pittore e come tale non può contentarsi di sole intenzioni narrative e sentimentali, ma là dove arriva all'arte vi giunge sempre e soltanto attraverso puri valori figurativi. (Matteo Marangoni)
  • Come Michelangelo aveva raggiunto la padronanza perfetta del corpo umano così Raffaello era riuscito a toccare la meta verso la quale aveva teso invano la generazione precedente: la composizione perfetta e armoniosa di figure in libero movimento. (Ernst Gombrich)
  • Dalle sue mani sono uscite cose divine. (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
  • Fu nella Composizione Raffaello non solo egregio, ma sorprendente. Questa è quella parte, che gli fa l'onore più grande. Ei ne fu l'inventore, non avendo avuto modello da imitare né dagli Antichi, né da' Moderni; onde si può dire, ch'egli aggiunse alla Pittura questa parte, che gli Antichi, secondo l'idea, che abbiamo delle loro Opere, non possederono con tanta perfezione; e se egli avesse posseduto il restante in grado così ugualmente eccelso, sarebbe stato senza contrasto il primo Pittore del Mondo. (Anton Raphael Mengs)
  • L'affresco di San Pietro incarcerato e liberato è stato una rivelazione per me. Nessun pittore, che abbia fatto studio esclusivo degli effetti di luce, è mai giunto ad un tanto effetto, ad una tanta potenza d'illusione. Altro che Gherado delle notti! Eppure, si badi, qui si tratta d'un affresco enorme, non d'una pittura ad olio, nella quale le bravure sono assai più facili ed i colori più vividi. Dunque il Sanzio sapeva e poteva gareggiare con chicchessia nelle cose difficili, negli sforzi, negli scherzi; ma non volle: preferì quel modo suo sereno ed agevole. Non volle, perché? Debbe aver giudicato l'arte esser tutt'altro. (Vittorio Imbriani)
  • L'ideale di Raffello consiste in un equilibrio morale calmo e sereno, che ignora completamente la passione. (Matteo Marangoni)
  • La vita di Raffaello Santi (o Sanzio) forma un completo contrasto con quella di Leonardo. Se questi, che visse a lungo, produsse poco, Raffello, morto a 37 anni, ha lasciato, invece, un'opera immensa, che è pervenuta, quasi intera, sino a noi. (Salomon Reinach)
  • Le Logge di Raffaello e i grandi dipinti della Scuola d'Atene, ecc., li ho visti oggi per la prima volta, ed è come se uno volesse studiare Omero su di un manoscritto parzialmente deteriorato e cancellato.[1] Il piacere che viene dalla prima impressione è incompleto; solo quando si è veduto e studiato tutto, a poco a poco e parte per parte, il godimento è totale. Ben conservati sono soprattutto i soffitti delle Logge, raffiguranti storie bibliche; la pittura è così fresca come fosse di ieri, ma solo per la minor parte è di mano di Raffaello; comunque tutta splendidamente eseguita in base ai suoi disegni e sotto la sua direzione. (Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia)
  • Molti scrittori d'arte hanno detto, e si ripete dall'universale, che Raffaello ebbe tre distinte maniere: l'una che chiamasi umbra o peruginesca[2], l'altra fiorentina, e romana la terza. Anzi v'ha chi nella maniera romana discerne due periodi che si potrebbero contrassegnare, ponendo ad esempio dell'uno la Madonna di Foligno, e dell'altro la Trasfigurazione. Il quale giudizio se contiene a mio avviso qualche parte di vero, ha però molto di artificioso e d'inesatto. (Marco Minghetti)
  • Nella vita di Raffaello fu bene osservato come il fuggevole impulso che ebbe di rivaleggiare con Michelangelo in quel carattere grandioso che non si attagliava alla sua più umana interpretazione del bello, abbia lasciato un solco visibile di debolezza nelle opere del divino artefice dove più davvicino sembra accostarsi al fare michelangiolesco e come la perfezione sua salga ad altezze mai più superate quanto più accentua quelle qualità che lo rendono eguale a se stesso. (Gaetano Previati)
  • Se Raffaello fu divino nell'arte, mostrò egli pure di essere umano nelle passioni; e mentre nella Farnesina[3] dipingeva la potenza e le tirannie di Amore, era dominato e tiranneggiato da quel dio. Una donna a noi conosciuta col nome di Fornarina, lo aveva da parecchi anni così preso con quella sua bellezza piuttosto fiera e romanesca, che senza di lei non sapeva vivere; onde fu più volte costretto a interrompere e trascurare l'opera Ghigiana; e secondo che dice il Vasari, pare, che ad Agostino Ghigi fosse mestieri far venire la detta donna a stare con lui, se volle veder finito il suo lavoro. (Ferdinando Ranalli)
  • Si riteneva che Raffaello avesse realizzato la composizione perfetta e armoniosa di figure che si muovono liberamente. (Ernst Gombrich)

Raffaello Giovagnoli[modifica]

  • Dotato di fantasia immaginosa e potentissima, di gusto squisito che direi quasi innato in lui se non sapessi che tale prerogativa, concessagli dalla natura in parte, aveva in lui raggiunto l'apice dell'eccellenza con lo studio amorosissimo e non mai interrotto dell'arte, dotato di animo femminilmente gentile, Raffaello recava con sé nel campo della pittura tutte le qualità che occorrevano a far grande un uomo, quando anche sulla sua fronte non alitasse l'ala del genio.
  • In lui purezza ineffabile di linee e finezza inarrivabile di disegno; in lui gentilezza melodica e armonica efficacia di colorito; in lui vitalità sconfinata d'invenzione in ogni maniera di dipinti; in lui sapientissimo magistero di composizione.
  • Raffaello, con il lampo sublime della sua limpida pupilla, a venti anni, addentratosi di già in tutti i misteri e i lenocinii dell'arte sua e avendo già compiuto opere tali da procacciar fama non peritura a qualsiasi pittore, vide la lotta che, quasi a insaputa di essa, agitava l'età sua; comprese come l'idealismo e il naturalismo fossero venuti, quasi insensibilmente, alle prese fra loro e
    Ei fe' silenzio; ed arbitro
    Si assise in mezzo a lor.
    E, nelle sue divine concezioni, si propose di fondere le due scuole, di armonizzare le opportune tendenze del suo tempo, di naturalizzare l'idea – se così mi si consente di esprimermi – di idealizzare la natura nelle opere sue che egli, forse, presentiva destinate all'immortalità.
    E riuscì completamente nell'arduissimo intento.
    Nessun pittore, difatti, né prima, né dopo di lui, fu più molteplice, più multiforme, più poderosamente e più felicemente universale di esso.

Epitaffio[modifica]

  • Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori.
Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d'essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire.
[scritto da Pietro Bembo per la tomba di Raffaello nel Pantheon di Roma]

Note[modifica]

  1. A quell'epoca i dipinti erano deteriorati anche a causa di cattivi restauri.
  2. Per l'influenza che esercitò su di lui il suo maestro Pietro Perugino.
  3. Villa romana costruita dall'architetto Peruzzi per il ricco banchiere Agostino Chigi.

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