Luigi Rossi (1867-1941)

avvocato, giurista e politico italiano (1867-1941)

Luigi Rossi (Verona, 29 aprile 1867Roma, 29 ottobre 1941) è stato un avvocato, giurista e politico italiano.

Luigi Rossi

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXII, XXIII, XXIV, XXV, XXVI
Gruppo
parlamentare
Radicale
CoalizioneLiberal-democratica
CircoscrizioneVerona
Sito istituzionale

Ministro delle colonie del Regno d'Italia
Durata mandato23 giugno 1919 –
13 marzo 1920
PresidenteFrancesco Saverio Nitti

Durata mandato15 giugno 1920 –
4 luglio 1921
PresidenteGiovanni Giolitti

Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia
Durata mandato26 febbraio 1922 –
1 agosto 1922
PresidenteLuigi Facta

Dati generali
Partito politicoPartito Radicale Italiano
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
Professioneavvocato e docente universitario

Biografia

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Professore di diritto costituzionale all'Università di Bologna, fu prima libero docente (dal 1890), dall'anno seguente docente per incarico, indi divenne ordinario nel 1899.

Fu eletto deputato per il collegio di Verona nella XXII, XXIII, XXIV, XXV e XXVI legislatura del Regno d'Italia; politicamente, si collocava tra i liberali moderati[1]. Dopo aver insegnato anche all'Università di Roma, fu Sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione.

Fu inoltre Ministro delle colonie nel primo governo Nitti e nel quinto governo Giolitti nel 1919-21 e Ministro di grazia e giustizia nel primo governo Facta, nel 1922.

Come Ministro delle colonie nel governo Giolitti, stipulò una convenzione secondo cui le forze arabe insorte riconoscevano la sovranità italiana sulla Tripolitania e sulla Cirenaica, in cambio di una larga autonomia nella zona direttamente controllata dal loro capo Ahmed El Senussi. Tale accordo realizzò una temporanea pacificazione della colonia, sino a quando Mussolini non provvide a denunciarlo e a riaprire il conflitto con le forze indigene[2].

Abbandonata la politica attiva, nel 1925 tornò a insegnare e fu tra i fondatori della facoltà di Scienze politiche dell'Università di Roma, ove tenne la cattedra di Diritto pubblico comparato[3].

La teoria giuridica

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Elaborò la concezione dell’elasticità dello Statuto albertino: “per elasticità intendo la caratteristica conformazione di una Carta costituzionale, la quale agevolmente si adatti alle variabili necessità dei tempi e delle circostanze, perché le sue formule, sintetiche e generiche lasciano largo margine al loro sviluppo e alla loro integrazione, mediante leggi costituzionali particolari, consuetudini e interpretazioni varie”[4]. In epoca di Costituzione flessibile, "tuttavia egli va oltre la tradizione. Siamo nel 1939, un periodo cruciale per il diritto pubblico italiano. Due anni dopo Mortati darà alle stampe La Costituzione in senso materiale. In realtà Rossi anticipa un tema che sarà ampiamente sviluppato dopo l’entrata in vigore della Costituzione del 1948"[5].

Onorificenze

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  1. ^ Voce "Rossi, Luigi" del Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo) (a cura di Birocchi, Cortese, Mattone, Miletti), Il Mulino, 2013, volume II, p. 1738, ove si adducono a riprova anche i suoi "saggi sullo stato d'assedio e sul tema dell'immunità parlamentare".
  2. ^ Carlo Sforza, L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Mondadori, Roma, 1945, pag. 54.
  3. ^ Trifone, Gian Paolo, Il dovere elettorale in uno scritto di Luigi Rossi del 1907, Giornale di storia costituzionale. I semestre, 2009 (Macerata : EUM-Edizioni Università di Macerata, 2009).
  4. ^ L. Rossi (1939), “L’‘elasticità’ dello Statuto italiano”, in Scritti vari di diritto pubblico, vol. VI, Milano, 1941, p. 2.
  5. ^ Luciano Patruno, L'elasticità della Costituzione, Democrazia e diritto : XLIX, 1 2, 2012, p. 118 (Milano : Franco Angeli, 2012), ove si prosegue così: "la verità è che l’elemento politico si riflette sull’elemento giuridico e lo condiziona. Non solo. Il diritto costituzionale, afferma Rossi, muta più rapidamente delle altre branche del diritto, proprio in ragione dell’influenza dell’elemento politico su quello giuridico".
  6. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.94 del 26 aprile 1926, pag.1702.

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN5783820 · ISNI (EN0000 0000 8076 2013 · SBN PUVV063770 · BAV 495/246993 · LCCN (ENno97071185 · GND (DE121296466