Voce principale: Salmi.

Il Salmo 89 (numerazione greca), è un capitolo del libro dei Salmi. Tradizionalmente, è la preghiera di Mosè che illustra la fragilità dell'uomo e la consapevolezza della propria condizione, di creatura esposta alle sofferenze quotidianamente.

Rotolo dei Salmi in lingua ebraica

Il salmista, probabilmente vissuto nel 163 a.C. sotto la pace concessa da Antioco V, scrive: Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, o Dio (89,2); "Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato(89,4), insistendo sul fatto che Dio non è una creazione degli uomini, ma esiste da sempre. Molto probabilmente il salmista, nelle numerose frasi che evidenziano che l'uomo è nulla rispetto a Dio, vive il ricordo dei sacrilegi di Antioco IV Epifane, Tolomeo III e Tolomeo IV che hanno cercato di affermare la loro superiorità o quella delle loro false divinità sul Dio d'Israele. Infatti, quando scrive: Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l'erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca (89,5-6), vuole intendere che i superbi subiranno la tremenda ira di Dio, per portare l'uomo al ravvedimento.

Il decimo versetto del Salmo recita: Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via. Questo pensiero sarà ripreso da Dante Alighieri quando scriverà l'incipit della Divina Commedia.

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