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La famiglia Sanvitale ha le sue origini agli inizi del XII secolo (1122), quando Ugo diede il nome alla famiglia, costruendo una torre fortilizia sull'Enza, dedicata a San Vitale[non chiaro]. Secondo altri il cognome prenderebbe origine da San Vitale Baganza, territori che appartenevano alla famiglia. Altre ipotesi ancora rimandano alle abitazioni di questa famiglia che si trovavano nei pressi dell'antica chiesa di San Vitale a Parma.[1][2]

Sanvitale
Stato Ducato di Parma e Piacenza
Titoli
FondatoreUgo Sanvitale
Ultimo sovranoGiovanni Sanvitale
Data di fondazioneXII secolo
Data di estinzione1951
Etniaitaliana
Stemma di Casa Sanvitale

La loro posizione filoguelfa li condusse ad occupare cariche molto importanti in diverse città, ricevettero poi, Fontanellato nel 1378 da parte di Bernabó Visconti, Signore di Parma, Consignore di Milano, ecc., che aveva occupato i domini che erano stati della famiglia Terzi. I fratelli Giberto e Gianmartino Sanvitale, successivamente, ricevettero l'investitura da parte del Duca Gian Galeazzo Visconti per la contea di Fontanellato.

La famiglia Sanvitale crebbe con tre rami principali, quello di Sala e Colorno, il ramo di Fontanellato e infine quello di Parma.

Ramo di Sala e Colorno

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Rocca Sanvitale (Sala Baganza)

Il ramo di Sala viene inaugurato da Tedisio di Guarino Sanvitale, fratello del vescovo di Parma Obizzo, che ebbe dalla dote della moglie Adelmota Cornazzani, parte del feudo di Sala e di Maiatico. La restante parte l'acquisterà da un parente della moglie, Bernardino Franceschi, nel 1258. I coniugi si insedieranno nella Torre di San Lorenzo in Sala. Nel 1278 Tedisio diventa vicario di Carlo I d'Angiò re di Napoli e, rimasto vedovo, sposa Margherita Fieschi di Codogno. Il figlio Gianquirico sarà spodestato da Andreasio Rossi di San Secondo (della storica dinastia rivale dei Sanvitale) nel 1322. Ripresi i dominii salesi nel 1355 Bernabò Visconti concede il titolo di Conti di Belforte (un possedimento presso Borgo Val di Taro).
Giberto III sposa nel 1454 Donella de' Rossi di San Secondo, figlia del grande rivale Pier Maria II, e nel 1477 riceve anche il titolo di primo conte di Sala da Gian Galeazzo Maria Sforza di Milano, il quale dà il via libera per ricostruire la torre nelle forme sfarzose ancora parzialmente visibili. Durante l'assenza di Giberto, Amuratte Torelli (congiunto dei Rossi) attacca la Rocca di Sala, ma viene ferito a morte dalla parente Donella, fedele al marito.
Nel 1545 Girolamo I Sanvitale giura fedeltà al nuovo Duca di Parma, Pier Luigi Farnese (figlio di papa Paolo III), che morirà sgozzato e defenestrato vittima a Piacenza di una congiura di nobili il 10 settembre 1547. Il 5 settembre 1564 il conte di Sala Giberto IV Sanvitale sposa in seconde nozze Barbara Sanseverino, erede del Marchesato di Colorno.
I Sanvitale di Sala (un ramo dei quali era diventato signore di Fontanellato) vengono accusati di congiura contro il duca Ranuccio I Farnese e, condannati, vengono decapitati a Parma il 19 maggio 1612. La congiura si disse ebbe origine dai tentativi di Ranuccio I di occupare il feudo e la villa ducale di Colorno. Muoiono Gian Francesco e la madre Barbara (nel frattempo rimasta vedova e risposata con Orazio Simonetta, conte di Sissa) con altri nobili parmensi. Il figlio di Gian Francesco viene imprigionato a Borgo Val di Taro, dove sposa Olimpia Cassio e muore di peste.

Ramo di Fontanellato

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Rocca di Fontanellato

Il ramo di Fontanellato viene inaugurato da Giberto II (1447), figlio di Antonio Sanvitale e Anastasia Rusca. Mentre Ottavio Farnese riconobbe l'egemonia spagnola in Italia, i Sanvitale, contrari a questa politica, si staccarono dai Farnese e si ritirarono nei propri possedimenti. Nonostante ciò, furono coinvolti nella presunta congiura del 1611-12 in cui persero la vita Barbara Sanseverino, che aveva sposato in prime nozze Giberto Sanvitale.

Ramo di Parma

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Il ramo di Parma diventa importante quando nel 1639 il conte Alessandro II acquista dalla famiglia Cesi un palazzo in borgo Riolo[3], ora noto come Palazzo Sanvitale. Nel 1688 suo nipote Alessandro III (1645 - 1727) accorpò al palazzo il teatro della Racchetta, che ricevette dal duca Ranuccio II Farnese in cambio di alcuni stabili. Verso la fine del Settecento l'architetto Angelo Rasori ristrutturò e ampliò notevolmente il palazzo, dandogli l'aspetto attuale.

Membri celebri

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Blasone dei Sanvitale

Lo scudo bianco attraversato da banda rossa è sovrastato da una coppia di grifoni. Questo essere mitologico, insieme dell'aquila e del leone, è portatore di entrambi i valori di cui le due creature sono simbolo: arguzia e coraggio, due virtù che la famiglia dei Sanvitale riteneva essere quelle fondamentali per un buon governo. Tra i due grifoni si innalza una colonna che sorregge una sfera metafora del mondo, sulla quale, in alcuni documenti, è collocata una donna identificabile come Nike, la dea della vittoria.[4]

  1. ^ Quest'ultima ipotesi è quella che gode attualmente maggior credito (Alessandra Mordacci, La Rocca di Sala Baganza, ed. Gazzetta di Parma, Parma 2009, p. 15)
  2. ^ Litta,  pp. 65-66.
  3. ^ Questa via del centro storico, allora importante, non è più esistente e corrisponde grossomodo all'attuale borgo Polidoro.
  4. ^ Mordacci, p. 18.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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