Francesco Vida: differenze tra le versioni

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=== Le Olimpiadi del 1936 ===
=== Le Olimpiadi del 1936 ===

Versione delle 17:15, 20 ott 2011

Template:Sportivo doppio Francesco Vida (Gorizia, 11 settembre 1903East London, 1º giugno 1984) è stato uno scialpinista, sciatore di pattuglia militare e militare italiano, portabandiera azzurro durante la cerimonia di chiusura dei IV Giochi olimpici invernali di Garmisch-Partenkirchen 1936. Fu anche storico dello sci e, nell'ambito del corpo degli alpini, dirigente sportivo e giornalista.

Biografia

La formazione e gli esordi agonistici

Nato a Gorizia[1] l'11 settembre 1903, Vida entrò nel corpo dei bersaglieri nel 1923. Dal 1925 al 1929 frequentò l'Accademia Militare di Modena e alla fine del corso passò al corpo degli alpini. Nel 1929 iniziò l'attività agonistica nello sci di fondo; nel 1931 venne nominato "istruttore scelto di sci" e nel 1934 "alpinista accademico militare" (dal 1934 al 1992 ce ne sono stati solo 92)[senza fonte].

Nel 1934 venne assegnato al Centro addestramento alpino (o "Scuola militare alpina") di Aosta come istruttore[2]. Nel 1935 partecipò con una squadra della Scuola di Aosta al Trofeo Mezzalama, piazzando la sua formazione al secondo posto[3]. Vida, per quanto sia stato un eccellente atleta soprattutto nello sci alpinismo, gareggiò anche nello sci alpino[senza fonte] e nello sci di fondo e ancora nel 1969 riuscì a portare a termine in Svezia la storica gara di fondo Vasaloppet[4] nonostante si fosse fratturato una costola[senza fonte].

Le Olimpiadi del 1936

Dal 1935 al 1938 fu comandante della Scuola militare centrale di alpinismo, fondata nel 1934 per preparare gli atleti italiani ai IV Giochi olimpici invernali di Garmisch-Partenkirchen 1936[5]. Nel 1936 vinse con la squadra della Scuola di Aosta il IV trofeo Mezzalama, una fra le più dure e prestigiose gare di sci alpinismo al mondo[1][6], stabilendo il primato della competizione[senza fonte].

Nel febbraio 1936 partecipò con il grado di tenente alle Olimpiadi di Garmisch-Partenkirchen come riserva della squadra di pattuglia militare che vinse la medaglia d'oro[7]. Durante la cerimonia di chiusura fu l'alfiere della rappresentanza nazionale italiana[1][6].

Nel suo libro Storia dello sci racconta fin dagli antefatti la vicenda della vittoria italiana ottenuta nella gara di pattuglia militare, disputata come sport dimostrativo e della quale fu testimone diretto:

«I finlandesi spuntano per primi sul traguardo e chiudono in 2 ore 28' 49". Iniziano minuti di estrema tensione per gli italiani in attesa. Le nostre Fiamme Verdi devono giungere entro i 6 minuti del distacco di partenza. E questo avviene. Sfrecciano sul traguardo in 2 ore 28' 35, con 14 secondi di vantaggio. Lo stupore degli stranieri e l'entusiasmo pazzo degli italiani compongono un quadro indimenticabile»

L'attività come dirigente sportivo militare

Con il capitano Enrico Silvestri ideò e organizzò nell'estate del 1936 il Nucleo delle pattuglie veloci, che tanta influenza ebbe per lo sviluppo dello sci di fondo in Italia. Classificato nella categoria Azzurri[non chiaro] della FISI per la specialità fondo, fu istruttore di sci, roccia e ghiaccio e vinse numerose gare di fondo; nel 1941 venne nominato giudice nazionale per le gare di fondo e di salto[senza fonte].

Nel dopoguerra fu a capo della delegazione militare italiana ai V Giochi olimpici invernali di Sankt Moritz 1948[senza fonte]. Nello stesso anno ricostituì la Scuola militare alpina di Aosta[1][2][8][9], che comandò dal 1º luglio 1948 al 19 novembre 1949[10]. In seguito continuò la carriera militare, fino ad essere promosso al grado di generale[8][11].

Dal 1960 al 1969 fece parte della commissione prove nordiche della FISI e, al contempo, fu chiamato a riorganizzare e potenziare l'attività sportiva dell'Associazione Nazionale Alpini[senza fonte] (della quale negli anni sessanta fu segretario nazionale generale[12]) ed a costituire lo Sci Club Alpini d'Italia[senza fonte]. Nello stesso periodo (dal novembre 1960 al marzo 1969) fu direttore de L'Alpino[13]. È stato anche autore di Storia dello sci (1976), considerata il più completo studio storico sullo sci azzurro dalle origini fino all'anno di edizione[14], con allegato albo d'oro completo degli atleti italiani[senza fonte].

Vida morì a East London il 1º giugno 1984[senza fonte].

Opere

  • Francesco Vida, La storia dello sci in Italia (1896-1975), Milano, Sole, 1976. 2ª edizione: Milano, Paolo e Giuseppe Rossi Editori, 1980.

Riconoscimenti

  • Premio Emilio De Martino Amore per lo sport 1972[15]

Note

  1. ^ a b c d Umberto Pelazza, SMALP, ovvero la scuola dell’alpinismo militare, in L'Alpino, 28 gennaio 2009. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  2. ^ a b "Scuola Militare di Aosta" su Vecio.it, su vecio.it. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  3. ^ 29° Campionato Italiano di Scialpinismo “Memorial Ettore Schranz”, in Discoveryalps.it, 9 febbraio 2006. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  4. ^ "Notize varie - ottobre 1969" sul sito della sezione di Conegliano dell'Ana, su anaconegliano.it. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  5. ^ "Centro addestramento alpino" su Asiva.it, su asiva.it. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  6. ^ a b "Storia" su Sportmilitarealpino.it, su sportmilitarealpino.it. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  7. ^ "Sciligo Sisto" su Fondoitalia.it, su fondoitalia.it. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  8. ^ a b Franco Fucci in "Storia Illustrata" n°313 12/1983 ( estratto, su smalp91.com. URL consultato il 23 febbraio 2011.)
  9. ^ Centro addestramento alpino di Aosta compie 75 anni, in Sito ufficiale della Regione Valle d'Aosta, 20 gennaio 2009. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  10. ^ "I comandanti della Scuola militare alpina" sul sito del Museo degli alpini di Darfo-Boario Terme, su museoalpinidarfo.it. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  11. ^ "Storia Cronologica della Sezione ANA di Treviso" sul sito della sezione di Treviso dell'Ana, su sezioneanatreviso.it. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  12. ^ "Conegliano 1963" sul sito della sezione di Conegliano dell'Ana, su anaconegliano.it. URL consultato il 24 febbraio 2011.
  13. ^ I direttori de "L'Alpino", in Sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Alpini, 14 febbraio 2005. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  14. ^ "La slittovia" su Roccaraso.net, su roccaraso.net. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  15. ^ Albo d'oro sul sito ufficiale del premio, su premiodemartino.it. URL consultato il 24 febbraio 2011.

Predecessore Alfiere dell'Italia alle Olimpiadi invernali Successore
Erminio Sertorelli Garmisch-Partenkirchen 1936 Vittorio Chierroni