Damnatio memoriae: differenze tra le versioni

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L'istituto continuò anche nel [[Medioevo]], giungendo a colpire perfino la memoria di papi, in particolare di [[Papa Formoso]], oggetto di un oltraggioso processo post-mortem, il cosiddetto [[sinodo del cadavere]]. [[Marino Faliero]], cinquantacinquesimo [[Doge di Venezia]], fu condannato alla ''damnatio memoriae'' dopo un fallito [[colpo di Stato]].
L'istituto continuò anche nel [[Medioevo]], giungendo a colpire perfino la memoria di papi, in particolare di [[Papa Formoso]], oggetto di un oltraggioso processo post-mortem, il cosiddetto [[sinodo del cadavere]]. [[Marino Faliero]], cinquantacinquesimo [[Doge di Venezia]], fu condannato alla ''damnatio memoriae'' dopo un fallito [[colpo di Stato]].


In epoca moderna la ''damnatio memoriae'' è stata adoperata non solo nei confronti di singole persone, ma anche di ideologie o periodi storici: esempi recenti sono stati la cancellazione dei simboli legati al [[fascismo]] in [[Italia]] e quelli del [[nazismo]] in [[Germania]], il disconoscimento del [[Governo di Vichy]] da parte della [[Repubblica Francese]], la rimozione di alcune statue equestri di [[Francisco Franco]] in [[Spagna]], la rimozione o lo sfregio delle statue e delle effigi raffiguranti [[Saddam Hussein]] in [[Iraq]] e [[Muammar Gheddafi]] in [[Libia]].
In epoca moderna la ''damnatio memoriae'' è stata adoperata non solo nei confronti di singole persone, ma anche di ideologie o periodi storici: esempi recenti sono stati la cancellazione dei simboli legati al [[fascismo]] in [[Italia]] e quelli del [[nazismo]] in [[Germania]], il disconoscimento del [[Governo di Vichy]] da parte della [[Repubblica Francese]], la rimozione di alcune statue equestri di [[Francisco Franco]] in [[Spagna]], la rimozione o lo sfregio delle statue e delle effigi raffiguranti [[Saddam Hussein]] in [[Iraq]] e [[Muammar Gheddafi]] in [[Libia]].


Dopo lo smantellamento dell'[[Unione Sovietica]] e l'abbandono del [[comunismo]] da parte della [[Russia]], a molti luoghi nominati in onore di autorità comuniste, come la città di [[Leningrad]], fu restituito il nome precedente alla [[Rivoluzione russa]], oppure uno nuovo non connotato ideologicamente. Inoltre, le statue raffiguranti le personalità del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] furono rimosse o distrutte.
Dopo lo smantellamento dell'[[Unione Sovietica]] e l'abbandono del [[comunismo]] da parte della [[Russia]], a molti luoghi nominati in onore di autorità comuniste, come la città di [[Leningrad]], fu restituito il nome precedente alla [[Rivoluzione russa]], oppure uno nuovo non connotato ideologicamente. Inoltre, le statue raffiguranti le personalità del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] furono rimosse o distrutte.

Versione delle 10:42, 28 mag 2013

Il volto di Geta cancellato dal Tondo severiano, raffigurante la famiglia di Settimio Severo: esempio di damnatio memoriae voluta dal fratello di Geta, Caracalla.

Damnatio memoriae è una locuzione in lingua latina che significa letteralmente condanna della memoria. Nel diritto romano indicava una pena consistente nella cancellazione della memoria di una persona e nella distruzione di qualsiasi traccia potesse tramandarla ai posteri. Si trattava di una pena particolarmente aspra riservata agli hostes, ossia ai nemici di Roma e del Senato. Il suo contrario è l'apoteosi, che implica l'assunzione di onori divini dopo la morte.

Origini

La damnatio memoriae cancellava ogni traccia di una data persona dalla vita di Roma, come se non fosse mai esistita, al fine di preservare l'onore della città. La pena appare ancora più aspra se si considera l'importanza che la società Romana dava all'immagine sociale, alla reputazione e all'orgoglio di essere un cittadino romano. L'efficacia della pena era favorita dalla minore disponibilità di fonti storiche in età antica.

Nell'antica Roma

In età repubblicana

Nell'Urbe, tale sanzione - generalmente applicata dal Senato - faceva parte delle pene che potevano essere inflitte a una maiestas e prevedeva la abolitio nominis: il praenomen del condannato non si sarebbe tramandato in seno alla famiglia e sarebbe stato cancellato da tutte le iscrizioni. Inoltre si distruggevano tutte le raffigurazioni del condannato.

A volte la pena, in caso di voto positivo del Senato, era seguita dalla rescissio actorum, ossia dalla completa distruzione di tutte le opere realizzate dal condannato nell'esercizio della propria carica, perché era ritenuto un pessimo cittadino. Se tale atto avveniva in vita, allora - dal punto di vista giuridico - esso rappresentava una vera e propria morte civile.

In età imperiale

La damnatio memoriae ebbe un processo di degenerazione in età imperiale, giungendo a colpire anche dopo la loro morte persino la memoria degli imperatori spodestati o uccisi. La condanna comportava la cancellazione del nome dalle iscrizioni di tutti i monumenti pubblici, l'abbattimento di statue e monumenti onorari e lo sfregio dei ritratti presenti sulle monete.

Subirono la damnatio memoriae:[1]

In altre epoche

L'istituto continuò anche nel Medioevo, giungendo a colpire perfino la memoria di papi, in particolare di Papa Formoso, oggetto di un oltraggioso processo post-mortem, il cosiddetto sinodo del cadavere. Marino Faliero, cinquantacinquesimo Doge di Venezia, fu condannato alla damnatio memoriae dopo un fallito colpo di Stato.

In epoca moderna la damnatio memoriae è stata adoperata non solo nei confronti di singole persone, ma anche di ideologie o periodi storici: esempi recenti sono stati la cancellazione dei simboli legati al fascismo in Italia, compresa la conventio ad tacendum nei confronti della cosiddetta "Città del Duce", ossia Forlì, e quelli del nazismo in Germania, il disconoscimento del Governo di Vichy da parte della Repubblica Francese, la rimozione di alcune statue equestri di Francisco Franco in Spagna, la rimozione o lo sfregio delle statue e delle effigi raffiguranti Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia.

Dopo lo smantellamento dell'Unione Sovietica e l'abbandono del comunismo da parte della Russia, a molti luoghi nominati in onore di autorità comuniste, come la città di Leningrad, fu restituito il nome precedente alla Rivoluzione russa, oppure uno nuovo non connotato ideologicamente. Inoltre, le statue raffiguranti le personalità del Partito Comunista dell'Unione Sovietica furono rimosse o distrutte.

Note

  1. ^ Lendering.
  2. ^ Ecco come ci racconta la Historia Augusta riguardo alla damnatio memoriae di questo imperatore (180-192):

    «Che il ricordo dell'assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell'assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell'osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell'ossario. Ascolta oh Cesare: lascia che l'omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri padri, lascia che l'assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso. Sia da salvare invece il ricordo di chi è senza colpa. Si ripristino gli onori degli innocenti, vi prego

  3. ^ Ecco come ci racconta la Historia Augusta riguardo alla damnatio memoriae di questo imperatore (235-238):

    «I nemici del Senato, del Popolo romano, gli dei li persaguitano. O Giove Ottimo, ti ringraziamo. O Apollo venerabile, ti ringraziamo. Ai divi Gordiani dedichiamo dei templi. Il nome di Massimino, in passato già cancellato una volta, deve essere cancellato dagli animi. La testa del nemico pubblico sia gettata nel fiume [Tevere]. Il suo corpo rimanga insepolto. Colui che ha minacciato morte al Senato, ora è morto, come meritava. Colui che minacciava di mettere il Senato in catene, ora è stato ucciso, come è giusto che sia. Ringraziamo i santissimi Imperatori, Balbino, Pupieno e Gordiano III, gli dei vi salvino. [...]»

    «Non esistono loro tombe. I loro cadaveri vennero, infatti, gettati nelle acque del fiume Tevere, e le loro teste furono bruciate sul Campo Marzio, fra gli insulti della folla.»

  4. ^ Varner, Eric, Mutilation and Transformation, Brill Academic Publishers, 2004, ISBN 90-04-13577-4, p. 209.

Bibliografia

  • Lendering, Jona, Damnatio Memoriae, Livius.org
  • Friedrich Vittinghoff, Der Staatsfeind in der römischen Kaiserzeit, Untersuchungen zur damnatio memoriae, Berlin, 1936

Voci correlate

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