Edoardo Semenza: differenze tra le versioni

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=== Gli ultimi anni ===
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Molto [[Cattolicesimo|credente]] e [[Anticomunismo|anticomunista]], fu presidente della [[Legio Mariae|Legione di Maria]] dell'[[Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio|arcidiocesi di Ferrara]].<ref>{{cita web|url=http://santafrancesca.altervista.org/materiali/quad21.pdf|titolo=Cenacchi Antologia di testi|accesso=25 marzo 2020}}</ref><ref>''Annuario per l'anno 1969. Arcidiocesi di Ferrara'', p. 33.</ref><ref>''Annuario Diocesano 1984. Arcidiocesi di Ferrara'', p. 18.</ref><ref>''Annuario Diocesano 1986. Arcidiocesi di Ferrara e Diocesi di Comacchio'', p. 259.</ref><ref>''Annuario Diocesano 2002. Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio'', pp. 114-115, 119.</ref> La [[Disastro del Vajont|tragedia del Vajont]] lo segnò per sempre e, aiutato dai figli e dalla consorte, tenne fino alla fine a tutelare la memoria del padre e ridargli il giusto onore, presentato in particolare da [[Tina Merlin]], [[Marco Paolini]] e ''[[L'Unità]]'' come un personaggio totalmente stravolto.<ref name=sergiofrigo/><ref name=polesine/><ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/archivio/lanuovaferrara/2003/10/08/UT6PO_UT601.html?ref=search|titolo=Una spaventosa onda di morte|data=8 ottobre 2003|accesso=10 febbraio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.unife.it/comunicazione/news-folder/unife-culture/approfondimenti/50-anni-dalla-tragedia-del-vajont-il-prof-franco-mantovani-ricorda-edoardo-semenza-docente-unife-e-figlio-del-progettista-e-costruttore-della-diga#null|titolo=50 anni dalla tragedia del Vajont. Il mio ricordo di Edoardo Semenza, docente Unife e figlio del progettista e costruttore della diga|data=8 ottobre 2013|accesso=19 febbraio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/corrierealpi/archivio/corrierealpi/2013/10/07/NZ_02_A.html|titolo=La frana di Pontesei fu sottovalutata|data=7 ottobre 2013|accesso=7 marzo 2020}}</ref>
Molto [[Cattolicesimo|credente]] e [[Anticomunismo|anticomunista]], fu presidente della [[Legio Mariae|Legione di Maria]] dell'[[Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio|arcidiocesi di Ferrara]].<ref>{{cita web|url=http://santafrancesca.altervista.org/materiali/quad21.pdf|titolo=Cenacchi Antologia di testi|accesso=25 marzo 2020}}</ref><ref>''Annuario per l'anno 1969. Arcidiocesi di Ferrara'', p. 33.</ref><ref>''Annuario Diocesano 1984. Arcidiocesi di Ferrara'', p. 18.</ref><ref>''Annuario Diocesano 1986. Arcidiocesi di Ferrara e Diocesi di Comacchio'', p. 259.</ref><ref>''Annuario Diocesano 2002. Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio'', pp. 114-115, 119.</ref> La [[Disastro del Vajont|tragedia del Vajont]] lo segnò per sempre e, aiutato dai figli e dalla consorte, tenne fino alla fine a tutelare la memoria del padre e ridargli il giusto onore, presentato in particolare da [[Tina Merlin]], [[Marco Paolini]] e ''[[L'Unità]]'' come un personaggio totalmente stravolto.<ref name=sergiofrigo/><ref name=polesine/><ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/archivio/lanuovaferrara/2003/10/08/UT6PO_UT601.html?ref=search|titolo=Una spaventosa onda di morte|data=8 ottobre 2003|accesso=10 febbraio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.unife.it/comunicazione/news-folder/unife-culture/approfondimenti/50-anni-dalla-tragedia-del-vajont-il-prof-franco-mantovani-ricorda-edoardo-semenza-docente-unife-e-figlio-del-progettista-e-costruttore-della-diga#null|titolo=50 anni dalla tragedia del Vajont. Il mio ricordo di Edoardo Semenza, docente Unife e figlio del progettista e costruttore della diga|data=8 ottobre 2013|accesso=19 febbraio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/corrierealpi/archivio/corrierealpi/2013/10/07/NZ_02_A.html|titolo=La frana di Pontesei fu sottovalutata|data=7 ottobre 2013|accesso=7 marzo 2020}}</ref>


Dal 1976, collaborò attivamente con Hendron e Patton allo studio per l'analisi geotecnica del comportamento della frana del Vajont. Nel settembre [[1986]], a conclusione di questo studio, organizzò presso l'università di Ferrara la sessione annuale del convegno internazionale di [[Richard Penrose|Penrose]] sulla frana del Vajont, procedimento del [[1992]].<ref name=unife/><ref name=k-flash>{{cita web|url=http://www.k-flash.it/editoria_sdv.html|titolo=La Storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana|accesso=4 febbraio 2020}}</ref><ref name=muse>{{cita web|url=http://www.muse.it/it/ufficio-stampa/comunicati-stampa/pagine/Al-MUSE-La-storia-.aspx|titolo=La Storia del Vajont|data=13 febbraio 2014|accesso=25 marzo 2020}}</ref> Il 9 ottobre [[2001]] era sul Vajont per la presentazione del film di [[Renzo Martinelli]], ma se ne andò, decisamente irritato per le ancor peggio semplificazioni e gli errori contenuti nella pellicola.<ref name=sergiofrigo/>
Dal 1976, collaborò attivamente con Hendron e Patton allo studio per l'analisi geotecnica del comportamento della frana del Vajont. Nel settembre [[1986]], a conclusione di questo studio, organizzò presso l'università di Ferrara la sessione annuale del convegno internazionale di [[Richard Penrose|Penrose]] sulla frana del Vajont, procedimento del [[1992]].<ref name=unife/><ref name=k-flash>{{cita web|url=http://www.k-flash.it/editoria_sdv.html|titolo=La Storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana|accesso=4 febbraio 2020}}</ref><ref name=muse>{{cita web|url=http://www.muse.it/it/ufficio-stampa/comunicati-stampa/pagine/Al-MUSE-La-storia-.aspx|titolo=La Storia del Vajont|data=13 febbraio 2014|accesso=25 marzo 2020}}</ref> Il 9 ottobre [[2001]] era sul Vajont per la presentazione del film di [[Renzo Martinelli]], ma se ne andò, decisamente irritato per le ancor peggio semplificazioni e gli errori contenuti nella pellicola.<ref name=sergiofrigo/>
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La sintesi di tutti gli studi sul Vajont vide la luce nel novembre 2001, sei mesi prima della sua scomparsa, con la pubblicazione del libro ''La storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana''. Quest'opera ha un valore storico documentale per tutti coloro che in futuro vorranno cercare la verità, una volta sopiti gli effetti dell'immane tragedia che tanti lutti ha provocato.<ref name=unife/>
La sintesi di tutti gli studi sul Vajont vide la luce nel novembre 2001, sei mesi prima della sua scomparsa, con la pubblicazione del libro ''La storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana''. Quest'opera ha un valore storico documentale per tutti coloro che in futuro vorranno cercare la verità, una volta sopiti gli effetti dell'immane tragedia che tanti lutti ha provocato.<ref name=unife/>


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== Collegamenti esterni ==
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Versione delle 23:46, 3 giu 2020

Edoardo Semenza

Edoardo Semenza (Vittorio Veneto, 24 agosto 1927Ferrara, 31 maggio 2002) è stato un geologo italiano.

Biografia

La famiglia

Nato a Vittorio Veneto, da genitori milanesi, era il quarto dei cinque figli del famoso ingegnere Carlo Semenza e di sua moglie Emilia Barioli. Portava il nome del nonno materno, Edoardo Barioli. Per chi lo conosceva bene "Edo"[1], visse e crebbe a Venezia, dove il padre era dirigente centrale e responsabile della progettazione degli impianti idroelettrici della SADE.

La carriera

Da sinistra, Franco Mantovani[2] e il suo maestro Edoardo Semenza.

Studiò all'università di Padova, dove si laureò in scienze geologiche nel 1955, discutendo con i professori Angelo Bianchi e Giambattista Dal Piaz la tesi sulla geologia, petrografia e geologia applicata della Val d'Avio, gruppo dell'Adamello. Iniziò la sua carriera universitaria nel 1956, presso il nuovo corso di laurea in scienze naturali dell'università di Ferrara, come assistente incaricato alla cattedra di geologia, ricoperta dal professor Piero Leonardi fino al 1959. Assistente con la qualifica di aiuto dal 1963, fu assistente ordinario fino al 1976. Fu fondatore e coordinatore del primo dottorato in geologia applicata, in consorzio con le prestigiose sedi di Milano Statale, Milano Politecnico e Padova. Nel 1975, vinse il concorso nazionale di geologia stratigrafica, e fu chiamato dall'università di Palermo come professore straordinario di geologia del sottosuolo. Professore ordinario dal 1979, fu chiamato dall'università di Ferrara a ricoprire la cattedra di geologia applicata nel 1982, incarico che mantenne fino al novembre 2000, quando andò in pensione.

La geologia classica fu la principale attività di ricerca, documentata da numerose carte geologiche e relative note illustrative, rivolta sia agli aspetti stratigrafici che tettonici. L'area di studio comprendeva le Dolomiti, i Colli Berici, le Prealpi Venete e Friulane, la Carnia, e il Trentino meridionale e occidentale. Nei suoi quarantaquattro anni di professione universitaria, praticò con dedizione consistenti mansioni di insegnamento: paleontologia dal 1956 al 1962, geografia fisica dal 1962 al 1968, rilevamento geologico dal 1967 al 1969, geologia applicata dal 1970 al 1976, geologia del sottosuolo a Palermo dal 1976 al 1982, rilevamento geologico tecnico dal 1996 al 2000. Già pochi mesi dopo la laurea, fu incaricato dalla SADE di esaminare un progetto per una piccola traversa sul Piave presso Belluno, e di studiare la geologia per la costruenda galleria di derivazione tra i due serbatoi di Vodo sul torrente Boite, e quello di Pontesei sul torrente Maè. Fu socio di numerose società scientifiche italiane e straniere: dal 1953 della Società Geologica Italiana, dal 1958 dell'Associazione Internazionale Idrogeologi, dal 1972 della International Association of Engineering Geology e dal 1974 della European Geophysical Society.

Nel 1967, prestò il suo contributo nell'opera pubblicata a cura di Leonardi: Le Dolomiti. Geologia dei Monti tra Isarco e Piave. Per vari anni ricoprì l'incarico di presidente del Consiglio del corso di laurea in scienze geologiche, e fu direttore del dipartimento di scienze geologiche e paleontologiche dal 1997 al 2000. Dal 1969 fino alla sua scomparsa, fu presidente della Società Naturalisti Ferraresi. Dal 1969 al 1971, fece parte del Comitato di redazione della rivista geologia tecnica edita dall'ANGI (Associazione Nazionale Geologi Italiani). Dal 1970 al 1972, fu membro della Commissione di tettonofisica del CNR, e fino al 1974 del Consiglio scientifico del laboratorio della geofisica della litosfera del CNR. Fu inoltre membro del gruppo nazionale CNR per la difesa dalle catastrofi idrogeologiche e presidente della Commissione per la classificazione e nomenclatura dei fenomeni franosi. Nel 1971, svolse ricerche promosse dal Comitato nazionale di studio dei fenomeni di subsidenza per la salvaguardia della città di Venezia, in collaborazione con Leonardi e Fiorenzo Vuillermin. Nel 1972, divenne consigliere nazionale dell'ordine professionale dei geologi, e fece parte della Commissione centrale dello stesso ordine fino al 1982.

Nel 1980-81, numerose furono le pubblicazioni riguardanti i fogli della carta tettonica delle Alpi meridionali. Nel 1985, pubblicò la classificazione e nomenclatura dei fenomeni franosi, dove con A. Carrara e B. D'Elia cercò di porre ordine alle numerose e confuse classificazioni italiane, sottolineando l'importanza di una classificazione basata sui meccanismi di movimento e sul tipo di materiale coinvolto. Nel 1985, collaborò con gli ingegneri geotecnici americani Alfred J. Hendron e Franklin D. Patton allo studio di fattibilità di una diga sul Columbia, fra Stati Uniti e Canada. Si rischiava la caduta di un'enorme frana a Downie, simile a quella del monte Toc, ma più estesa. Grazie all'applicazione di tecniche di drenaggio della falda sotterranea, si poté evitare un disastro. Nel 1988, studiò la grande frana del torrente Tessina e portò alla progettazione di una galleria drenante per la stabilizzazione della colata che minacciava di travolgere alcuni paesi dell'Alpago.

Uomo di grande onestà e disponibilità verso i propri studenti, i colleghi e le persone che lo circondavano, da sempre fu guidato dall'idea, maturata tragicamente proprio al Vajont, che per la prevenzione dei disastri naturali era fondamentale lo studio approfondito della geologia prima della progettazione di qualsiasi lavoro di ingegneria civile.[3][4] Il riconoscimento positivo a livello internazionale delle sue ricerche, principalmente interventi per la sistemazione di versanti in frana nel Bellunese e nelle Alpi Orientali, si tradusse nell'adozione di nuove normative che prevedono studi geologici rigorosi sulla stabilità delle sponde dei serbatoi idroelettrici.[5]

La diga del Vajont

Edoardo Semenza, che osserva la frana del monte Toc, il 21 luglio 1964.

Dedicò con passione e sacrificio gran parte dei suoi studi alla diga del Vajont. La frana di Pontesei, caduta il 22 marzo 1959, destò moltissime preoccupazioni. Il 25 luglio 1959, fu d'accordo con Leopold Müller, Mario Pancini e il padre di svolgere ulteriori indagini sulle sponde del futuro invaso e, a fine agosto, scoprì per primo parte della grande paleofrana sul versante sinistro della valle, poco a monte della diga allora in costruzione.[6][7] Da fine settembre, venne studiata insieme al geologo Franco Giudici, laureato da poco a Padova, e tra fine di luglio e inizio agosto 1960 fece un nuovo rilievo, arrivando a scoprire il perimetro della frana, che quattro anni dopo, il 9 ottobre 1963, causò quasi duemila morti.

Soltanto le sue analisi, che non furono mai inviate dalla SADE agli organi di controllo, ricalcavano e confermavano assolutamente le teorie di Müller, ma al contrario del famoso geotecnico austriaco aveva annotato che la base del corpo di frana era contrassegnata da un livello argilloso, riconoscendone la pericolosità per un possibile ruolo fondamentale nel movimento franoso in blocco.[8] I rapporti con il padre e con gli altri tecnici della SADE erano più che buoni, improntati a reciproca fiducia.[9] Nel giugno 1960, dopo aver letto la sua perizia, che non consigliò mai l'abbandono del bacino, il padre gli suggerì di ammorbidirla un po', facendola rivedere dal suo professore, il geologo Giorgio Dal Piaz. In realtà, il padre aveva dato credito alla sua relazione e infatti, già nell'estate del 1960, partirono una serie di sondaggi, approfondimenti e verifiche.[10]

Nell'agosto 1961, in occasione di una visita del padre al modellino di Nove, ebbe modo di suggerire che sarebbe stato opportuno modificare il piano di scivolamento della frana in modo da renderlo più simile all'andamento degli strati. A questo proposito preparò una serie di profili dai quali emergesse l'andamento del piano di scivolamento. Questo materiale venne utilizzato per la costruzione di un nuovo piano di scivolamento su cui venne svolta un'altra serie di esperimenti. Inoltre consigliò l'uso di blocchetti al posto della ghiaia, come materiale di frana, poiché, a suo parere, ciò rispondeva meglio alla natura del fenomeno che si prevedeva, ma avrebbero comportato grosse resistenze di attrito sulla superficie di movimento, che nella realtà non vi erano, quindi si continuò ad usare la ghiaia.[11][12]

Dopo la morte del padre, avvenuta il 30 ottobre 1961, poco dopo l'inaugurazione dell'impianto, venne però escluso dall'incarico di consulente dal nuovo ingegnere capo, Alberico Biadene.[9][10] Mai, però, aveva presagito una catastrofe come quella che si verificò: poche ore prima del disastro s'era fermato a Longarone, intrattenendosi a lungo nel negozio del suo fotografo di fiducia, ubicato proprio in corrispondenza dello sbocco del torrente Vajont nel Piave, per lasciare alcuni negativi da sviluppare.[13] Aveva sempre respinto anche la sola idea di un errore commesso dai protagonisti della vicenda.[14] Nel 1965, pubblicò la sintesi degli studi geologici sulla frana del Vajont dal 1959 al 1964 e, in collaborazione con Daniele Rossi, le carte geologiche del monte Toc e zone limitrofe, prima e dopo il fenomeno di scivolamento dell'ottobre 1963. Partecipò quindi come tecnico della SADE al processo del Vajont, che si tenne a L'Aquila.[15]

Gli ultimi anni

File:Edoardo Semenza 1996.jpg
Edoardo Semenza nel 1996.

Molto credente e anticomunista, fu presidente della Legione di Maria dell'arcidiocesi di Ferrara.[16][17][18][19][20] La tragedia del Vajont lo segnò per sempre e, aiutato dai figli e dalla consorte, tenne fino alla fine a tutelare la memoria del padre e ridargli il giusto onore, presentato in particolare da Tina Merlin, Marco Paolini e L'Unità come un personaggio totalmente stravolto.[9][10][21][22][23]

Dal 1976, collaborò attivamente con Hendron e Patton allo studio per l'analisi geotecnica del comportamento della frana del Vajont. Nel settembre 1986, a conclusione di questo studio, organizzò presso l'università di Ferrara la sessione annuale del convegno internazionale di Penrose sulla frana del Vajont, procedimento del 1992.[5][24][25] Il 9 ottobre 2001 era sul Vajont per la presentazione del film di Renzo Martinelli, ma se ne andò, decisamente irritato per le ancor peggio semplificazioni e gli errori contenuti nella pellicola.[9]

La sintesi di tutti gli studi sul Vajont vide la luce nel novembre 2001, sei mesi prima della sua scomparsa, con la pubblicazione del libro La storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana. Quest'opera ha un valore storico documentale per tutti coloro che in futuro vorranno cercare la verità, una volta sopiti gli effetti dell'immane tragedia che tanti lutti ha provocato.[5]

Morì a Ferrara il 31 maggio 2002 ed è sepolto al cimitero di Mizzana, insieme alla moglie.[26][27][28][29] Il geotecnico canadese Franklin Patton, alla notizia della sua scomparsa, partecipò al dolore della famiglia Semenza con queste parole[5]:

«Il mondo deve ad Edoardo Semenza un sincero debito di gratitudine per l'eccezionale lavoro svolto nel riconoscimento della frana del Vaiont. Noi tutti sinceramente sentiremo la mancanza di Edoardo.»

Vita privata

Si sposò con Franca Salvi ed ebbe sei figli, tra cui Paolo, Pietro e Michele.[30][31]

Nei media

Cinema

  • Nel film Vajont del 2001, diretto dal regista Renzo Martinelli, è stato impersonato da Jean-Christophe Brétignière.[32]

Televisione

Fumetti

  • Vajont: storia di una diga, Francesco Niccolini (sceneggiatura) Duccio Boscoli (disegni), Padova, BeccoGiallo, 2018, ISBN 9788833140421, OCLC 1090201035.

Note

  1. ^ La storia del Vajont, su muse.it, 2013. URL consultato il 20 aprile 2020.
  2. ^ Franco Mantovani, su docente.unife.it. URL consultato il 4 marzo 2020.
  3. ^ 39 VG (PDF), su geologiveneto.it, dicembre 2018. URL consultato il 10 aprile 2020.
  4. ^ Edoardo Semenza e la scoperta della frana, su muse.it, 2013. URL consultato il 20 aprile 2020.
  5. ^ a b c d Commemorazione di Edoardo Semenza (PDF), su unife.it, 4 aprile 2012. URL consultato il 24 aprile 2020.
  6. ^ Le zirudèle geologiche di Edoardo Semenza, su keespopinga.blogspot.com, 13 settembre 2009. URL consultato il 4 febbraio 2020.
  7. ^ Frana del Vajont, su geoscienze.units.it. URL consultato il 23 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2015).
  8. ^ La folle storia del disastro del Vajont, su aldopiombino.blogspot.com, 1º giugno 2013. URL consultato il 25 aprile 2020.
  9. ^ a b c d L'"altra verità" sul Vajont: L'intervista al geologo che scoprì la frana, su sergiofrigo.myblog.it, 9 ottobre 2013. URL consultato il 10 febbraio 2020.
  10. ^ a b c "I 2 anni che decisero la catastrofe", su polesine24.it, 8 ottobre 2019. URL consultato il 10 febbraio 2020.
  11. ^ Edoardo Semenza, La storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana, p. 96.
  12. ^ Tesina di Enrica Frare (2002), su vajont.info. URL consultato il 25 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2017).
  13. ^ Gianni Cameri, I dimenticati del Vajont. I figli della SADE, Biblioteca dell'Immagine, pp. 137-138.
  14. ^ Il Vajont e la lezione mancata, su ilbolive.unipd.it, 22 ottobre 2013. URL consultato il 22 aprile 2020.
  15. ^ Cronologia processuale Vajont, su vajont.info. URL consultato il 23 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2011).
  16. ^ Cenacchi Antologia di testi (PDF), su santafrancesca.altervista.org. URL consultato il 25 marzo 2020.
  17. ^ Annuario per l'anno 1969. Arcidiocesi di Ferrara, p. 33.
  18. ^ Annuario Diocesano 1984. Arcidiocesi di Ferrara, p. 18.
  19. ^ Annuario Diocesano 1986. Arcidiocesi di Ferrara e Diocesi di Comacchio, p. 259.
  20. ^ Annuario Diocesano 2002. Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, pp. 114-115, 119.
  21. ^ Una spaventosa onda di morte, su ricerca.gelocal.it, 8 ottobre 2003. URL consultato il 10 febbraio 2020.
  22. ^ 50 anni dalla tragedia del Vajont. Il mio ricordo di Edoardo Semenza, docente Unife e figlio del progettista e costruttore della diga, su unife.it, 8 ottobre 2013. URL consultato il 19 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2014).
  23. ^ La frana di Pontesei fu sottovalutata, su ricerca.gelocal.it, 7 ottobre 2013. URL consultato il 7 marzo 2020.
  24. ^ La Storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana, su k-flash.it. URL consultato il 4 febbraio 2020.
  25. ^ La Storia del Vajont, su muse.it, 13 febbraio 2014. URL consultato il 25 marzo 2020.
  26. ^ Il Luogo dei Ricordi di Edoardo Semenza, su inmiamemoria.com, 2011. URL consultato il 2 novembre 2019.
  27. ^ Il Luogo dei Ricordi di Franca Salvi, su inmiamemoria.com, 2011. URL consultato il 12 febbraio 2020.
  28. ^ Untitled - Ferrara TUA - Parcheggi (PDF), su ferraratua.it, ottobre 2018. URL consultato il 12 febbraio 2020.
  29. ^ Commemorazione di Edoardo Semenza, su unife.it, 20 maggio 2003. URL consultato il 4 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2019).
  30. ^ Morti 2008 - Salvi Franca - 305353, su necrologie.lanuovaferrara.gelocal.it, 2 aprile 2008. URL consultato il 25 marzo 2020.
  31. ^ Curriculum Pietro Semenza (PDF), su cdn1.regione.veneto.it, 18 gennaio 2016. URL consultato il 10 febbraio 2020.
  32. ^ Vajont - La diga del disonore, su antoniogenna.net. URL consultato il 4 febbraio 2020.

Bibliografia

  • Sintesi degli studi geologici sulla frana del Vaiont dal 1959 al 1964, 1965.
  • La grande frana di Ancona del 1982, 1983.
  • Quant'è bella geologia! Ve lo dico in poesia..., Zirudèle geologiche, Pitagora editrice, Bologna, 1983.
  • Classificazione e nomenclatura dei fenomeni franosi, 1985.
  • La storia del Vaiont raccontata dal geologo che ha scoperto la frana, prima edizione Tecomproject Editore Multimediale, Ferrara, 2001, edizioni successive k-flash editore.
  • Le foto della frana del Vajont: La scoperta dell'antica frana - Le fotografie e gli studi geologici di Edoardo Semenza, Franco Giudici e Daniele Rossi prima e dopo la catastrofe del 9 ottobre 1963, k-flash, 2004.

Collegamenti esterni

  • Edoardo Semenza, su dentroilvajont.focus.it.
  • CV Edoardo Semenza [collegamento interrotto], su unife.it.
  • Edoardo Semenza, su setificio.gov.it.


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