Nome di anno: differenze tra le versioni

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Il '''nome di anno''' indica l'usanza [[sumera]] di individuare gli anni di regno in base ad alcune imprese che più di altre avevano caratterizzato l'attività dei sovrani.<ref name=pettinato289-291>{{cita|Pettinato|pp. 289-291}}.</ref> Tipici eventi scelti dai sovrani per identificare gli anni erano campagne militari, costruzione o ristrutturazione di mura o templi, lo scavo di canali, l'entrata in carica di sacerdoti o sacerdotesse o la donazione di oggetti di culto.<ref name=VDM69>{{cita|Van De Mieroop|p. 69}}.</ref>
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Tale usanza, sorta con il re [[Lugalkiginedudu]], venne poi adottata, ma solo sporadicamente, dai sovrani dell'[[Impero di Akkad]] e poi sistematicamente da quelli della [[Terza dinastia di Ur]]. I nomi di anno venivano posti alla fine delle tavolette che registravano le attività economiche, in modo da ancorarle ad una cronologia assoluta. Nelle scuole scribali si usava poi raccogliere liste più o meno complete di nomi di anno.<ref name=pettinato289-291/> Il sistema dei nomi di anno rimase in uso fino al 1500 a.C. circa, quando la [[Dinastia cassita]] di [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]] optò per un sistema diverso, che contava dalla salita al trono del nuovo re. Tale sistema teneva in considerazione come inizio del conteggio il primo capodanno, mentre il periodo tra questa data e la morte del re precedente era indicato come anno di accesso. Il sistema cassita rimase in uso fino ai [[Seleucidi]] (fine del [[IV secolo a.C.]]).<ref name=VDM69/>
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Versione delle 17:10, 23 feb 2024

Il nome di anno è una formula di datazione mesopotamica, che rinvia all'usanza sumera di individuare gli anni di regno in base ad alcune imprese che più di altre avevano caratterizzato l'attività dei sovrani.[1] Tipici eventi scelti dai sovrani per identificare gli anni erano campagne militari, costruzione o ristrutturazione di mura o templi, lo scavo di canali, l'entrata in carica di sacerdoti o sacerdotesse o la donazione di oggetti di culto.[2]

Tale usanza, sorta con il re Lugalkiginedudu, venne poi adottata, ma solo sporadicamente, dai sovrani dell'Impero di Akkad e poi sistematicamente da quelli della Terza dinastia di Ur. I nomi di anno venivano posti alla fine delle tavolette che registravano le attività economiche, in modo da ancorarle ad una cronologia assoluta. Nelle scuole scribali si usava poi raccogliere liste più o meno complete di nomi di anno.[1] Il sistema dei nomi di anno rimase in uso fino al 1500 a.C. circa, quando la Dinastia cassita di Babilonia optò per un sistema diverso, che contava dalla salita al trono del nuovo re. Tale sistema teneva in considerazione come inizio del conteggio il primo capodanno, mentre il periodo tra questa data e la morte del re precedente era indicato come anno di accesso. Il sistema cassita rimase in uso fino ai Seleucidi (fine del IV secolo a.C.).[2]

I nomi di anno sono una importantissima fonte per gli storici della Mesopotamia e del Vicino Oriente antico in generale.[1] Va però specificato che l'evento identificativo dell'anno poteva essere occorso l'anno precedente o l'anno stesso. Così, ad esempio, la distruzione di Mari da parte di Sargon di Akkad fu usato come evento distintivo dell'anno successivo.[2]

Un altro esempio di nome di anno è quello del re accadico Shar-kali-sharri (RTC 118 rev., ricostruito sulla base di nomi di anno dello stesso re, RTC 86, 87 e 124[3]). In esso il re celebra una vittoria su una popolazione dei Monti Zagros, i Gutei, e sul loro re, Sharlak (Sarlag). Nello stesso testo, il re accadico dichiara di aver promosso la costruzione di due templi nella città di Babilonia. Il nome di anno recita così: "L'anno in cui Shar-kali-sharri pose [le fondamenta] [del] tempio di Anunitum [e del] tempio di Ilaba a Babilonia, e in cui sconfisse Sharlak, re di Gutium".[4]

«[i]n 1 šanat (mu)
šar-kà-lí-šàr-ri
[uš-šì bī]t an-nu-ni-tim
[ù bī]t ìl-a-ba4
in KÁ.DINGIRki
iš-ku-nu
ù mšar-la-ak
šarri gu5-ti-imki
ik-mi-ù»

Questo nome di anno è la più antica menzione pervenutaci della città di Babilonia, nel testo indicata come KÁ.DINGIRki, che sarà poi una delle forme più comuni di scrittura del nome della città.[4]

Note

  1. ^ a b c Pettinato, pp. 289-291.
  2. ^ a b c Van De Mieroop, p. 69.
  3. ^ Lambert, p. 71.
  4. ^ a b Beaulieu, p. 50.

Bibliografia

Voci correlate

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