Massimiano di Costantinopoli

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Biografia

Massimiano nacque a Roma da genitori ricchi e devoti. Conduceva vita monastica ed era entrato negli ordini presbiterali; la sua azione nel costruire, a proprie spese, tombe per i resti di uomini santi gli aveva procurato una reputazione di santità. Sinisio di Costantinopoli lo ordinò presbitero.[1]

Le vicende del primo Concilio di Efeso avevano portato le chiese di Costantinopoli nella più profonda confusione. Una grande parte dei cittadini era fortemento legata a Nestorio; il clero concordava unanime sull'anatema. Quando la sua deposizione divenne un fatto non più contestabile, lo stato di esagitazione continuò per l'elezione di un successore. Dopo quattro mesi, fu raggiunto un accordo per l'elezione di Massimiano.

In linea di principio seguì gli ex arcivescovi, Crisostomo, Attico e Sisinio. Papa Celestino I gli scrisse in termini estremamente lodevoli sulla sua nomina. L'elezione fu fatta all'unanimità di clero, imperatore e popolo. La lettera di Massimiano in cui annuncia al papa la sua successione è andata perduta, ma rimane quella a Cirillo di Alessandria, con il suo alto elogio sulla costanza di Cirillo nel difendere la causa di Gesù.

Era usanza per gli occupanti delle principali sedi episcopali inviare una lettera sinodale ai più importanti vescovi della cristianità, chiedendo conferma della loro comunione. Massimiano mandò la missiva ai vescovi orientali e non. La comunione fu rifiutata dal vescovo Elladio di Tarso; e, probabilmente, da Euterio di Tiana, Imerio di Nicomedia e Doroteo di Marzianopoli, in quanto deposti da Massimiano. Il patriarca Giovanni d'Antiochia approvò il rifiuto del vescovo di Tarso e lo lodò per aver rifiutato di inserire il nome di Massimiano nei dittici della sua chiesa.

Il forte appello di Maximian alla riunificazione continuò. Papa Sisto III gli scrisse più volte, esortandolo a estendere la sua carità a tutti coloro che avrebbe potuto riguadagnarla. Massimiano non risparmiò alcuno sforzo, e sebbene fosse in stretta armonia con san Cirillo, lo spinse fortemente a rinunciare ai suoi anatemi, che sembravano un insormontabile ostacolo alla riconciliazione. Scrisse persino al segretario dell'imperatore Aristolao il tribuno, che era molto interessato alla questione della pace, quasi lamentandosi di non aver insistito abbastanza con Cirillo sulla questione, e al suo arcidiacono Epifanio.

L'armonia fu ripristinata, Giovanni d'Antiochia e gli altri vescovi orientali scrissero a Massimiano una lettera di comunione che indicava il loro consenso alla sua elezione e alla deposizione di Nestorio. Cirillo gli scrisse, attribuendo il risultato benedetto alla forza delle sue preghiere. Una lettera di Aristolao a Massimiano, che quest'ultimo fece leggere nella sua chiesa al suo popolo, fu denunciata un falso da Doroteo di Marzianopoli, evidentemente perché prendeva le parti di Massimiano in modo deciso.

Massimiano morì in carica. Di tutte le sue lettere, esiste solo quella a san Cirillo.

Riferimenti

Attribuzione