Seconda battaglia di Novi (1799)

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Seconda battaglia di Novi
parte della guerra della Seconda coalizione
Novi Ligure agli inizi del Novecento
Data24 ottobre 1799
LuogoNovi Ligure e Bosco Marengo, Piemonte
EsitoVittoria francese
Schieramenti
Comandanti
Bandiera della Francia Laurent Saint-Cyr Andreas Karaczay
Effettivi
12 000 uomini[1]5 000 uomini[1]
Perdite
1 200 uomini[1]1 300 uomini
4 cannoni[1]
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La seconda battaglia di Novi o battaglia di Bosco fu uno scontro che vide contrapposte le forze francesi al comando del generale Saint-Cyr e le forze austriache della divisione del vicemaresciallo Karaczay. Lo scontro avvenne nel contesto della guerra della Seconda coalizione.

Conesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Prima battaglia di Novi (1799) e Assedio di Tortona (1799).

Le forze francesi di MacDonald e Moreau erano state sconfitte più volte dal maresciallo russo Suvorov e si erano arroccate sulle montagne della Liguria, tentando di mantenere saldo l'accesso alla pianura Padana e sperando di soccorrere presto la fortezza di Tortona, al momento assediata dall'esercito austro-russo, potenzialmente il punto cardine da cui ricominciare la riconquista dell'Italia settentrionale.[2]

Visti gli insuccessi dei mesi precedenti, il Direttorio inviò in Italia due generali giovani ed ambiziosi, sperando che il loro contributo avrebbe rovesciato le sorti della guerra. Joubert giunse dalla Provenza, portando con sè rinforzi e prendendo il comando dell'Armata d'Italia, mentre Championnet preparava la sua Armata delle Alpi a Grenoble.[3]

Joubert, generale intrepido e combattivo, decise di scendere immediatamente in pianura e di occupare la forte posizione difensiva di Novi, in attesa dell'arrivo del suo collega. Gli ufficiali francesi, visto l'avvicinarsi delle truppe di Suvorov rimasero prudenti e decisero di aspettare, cosa che il maresciallo russo non fece: il 15 agosto 1799 le forze austro-russe si scagliarono con forza contro le posizioni francesi a Novi. Il risultato fu di una vittoria decisiva ma sofferta da entrambe le parti, specialmente quella francese: Joubert cadde nelle prime ore della battaglia.[4]

Antefatti

La partenza dei russi

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna svizzera di Suvorov.

Vinto a Novi e cacciati i francesi dalla pianura per l'ennesima volta, le forze di Suvorov poterono dedicarsi in relativa tranquillità all'assedio di Tortona. Nel mentre le cose procedevano e Suvorov pianificava il futuro della sua campagna in Italia, mirando ad'un offensiva in Liguria e Provenza,[5] nuovi ordini giunsero da Vienna: i russi dovevano spostarsi in Svizzera per aiutare le forze dell'Arciduca Carlo, impegnate contro il generale Massena.[6] Le proteste del generale russo non servirono a nulla contro gli ordini dell'imperatore Francesco II e dello stesso zar Paolo I.[7] Completato l'assedio i primi giorni di settembre, le forze russe si incamminarono alla volta del passo del San Gottardo ed iniziarono la nuova campagna sulle montagne elvetiche.[8]

I russi di Suvorov affrontano i francesi sul Ponte del Diavolo, durante la loro campagna in Svizzera

Non si può negare che il teatro svizzero fosse moto più complicato di quello italiano: gli innumerevoli passi montani e le profonde gole rendevano l'intero territorio adatto ad imboscate e attacchi a sorpresa, oltre a ridurre enormemente la velocità di marcia delle truppe. Va inoltre detto che Massena era un ottimo generale ed aveva già avuto esperienza nella guerra di montagna, visto il suo passato nell'Armata d'Italia.

La decisione, apparentemente insensata, di allontanare le forze di Suvorov dall'Italia era dovuta mere considerazioni ed interessi di tipo politico e non militare. Thugut voleva che fosse l'Austria ad avere l'egemonia sul nord Italia e la vittoriosa campagna che Suvorov stava conducendo cozzava con tale progetto: le simpatie italiane si stavano accentrando sulla figura del generale russo, aumentando il peso politico della Russia in Italia.[7] Allontanare immediatamente Suvorov avrebbe avuto l'effetto sperato di aumentare l'influenza austriaca sul territorio, riducendo però il potenziale bellico della coalizione.

Championnet al comando

Jean Étienne Championnet

Mentre Suvorov abbandonava forzatamente la pianura Padana, dai valichi tra Piemonte e Francia iniziavano a giungere le forze dell'armata di Championnet, giunte in forte ritardo a causa di problemi di natura logistica.[5] Championnet si diresse a sud, dove tentò, assieme a Moreau, di rallentare l'avanzata di von Melas, divenuto comandante delle forze alleate in Italia dopo l'addio dei russi, verso la fortezza di Cuneo, ultima roccaforte francese in Piemonte.[9] Dopo un'iniziale vittoria delle forze di Grenier a Fossano, le forze francesi furono sconfitte proprio da Melas a Savigliano,[10][11][12] ponendo momentaneamente fine alle loro operazioni.

Cacciati dalla pianura, i francesi si radunarono. Il generale Moreau, che aveva momentaneamente preso il posto del defunto Joubert, accettò di lasciare il comando delle due armate, nel frattempo venute a congiungersi in una sola, al generale Championnet.[13] Differentemente dai suoi predecessori, Championnet era un uomo più irruento ed era facilmente soggetto ad invidie e gelosie, che gli erano già costate in passato la guida dell'Armata di Napoli[14] e diverse antipatie ai tempi della campagna del Reno, durante la guerra della Prima coalizione. Questo suo modo di essere influenzò le sue decisioni anche in questa campagna militare: il 9 ottobre, Napoleone era sbarcato in Francia, di ritorno della sua avventura egiziana, acclamato dalle genti come il salvatore della Francia. Desideroso di non perdere il comando dell'armata in favore del generale corso, Championnet programmò una nuova offensiva.[15]

L'obiettivo era di riguadagnare parte delle pianure piemontesi. Le motivazioni erano le sguenti: occorreva avere una testa di ponte per le operazioni dell'anno seguente; bisognava allontanare gli austriaci da Cuneo e tentare in ogni modo di mantenerne il possesso[16] ed infine le scorte alimentari presenti in Liguria non erano più sufficienti a sostenere l'armata per l'intero inverno, quindi si poteva sopperire a tale problema sfruttando le risorse agricole prodotte in Piemonte.

La battaglia

Laurent de Gouvion-Saint-Cyr

Il 24 ottobre 1799, nei pressi di Bosco Marengo, le due forze si affrontarono, tenendosi testa per diverse ore. Gli austriaci avevano dalla loro parte una superiore cavalleria ed artiglieria, mentre i francesi erano complessivamente superiori in numero, in un rapporto di oltre due a uno. Alla fine della giornata, grazie alla superiorità numerica, dovuta in parte alle forze polacche del generale Dambrowski, i repubblicani riuscirono a prevalere e a scacciare gli austriaci dalla zona di Novi.

Conseguenze

Lo stesso argomento in dettaglio: Terza battaglia di Novi (1799) e Battaglia di Genola.

Il 4 novembre l'esercito di Championnet fu pesantemente sconfitto dalle forze di von Melas a Genola e costretto a ripiegare sulle posizioni precedentemente occupate, perdendo poi anche la città di Cuneo, dopo un breve assedio.

Pochi giorni dopo la sconfitta di Genola, le forze di Saint-Cyr furono coinvolte in nuovamente in una battaglia nei pressi di Novi, uscendone vincitrici. Nonostante ciò, per evitare di rimanere intrappolate in pianura a causa delle nevicate invernali, decisero di ripiegare verso la costiera ligure.

Note

  1. ^ a b c d Bodart, p. 346.
  2. ^ Coppi, pp. 269, 272.
  3. ^ Coppi, p. 273.
  4. ^ Coppi, pp. 274-276.
  5. ^ a b Botta, p. 383.
  6. ^ Graham, p. 245.
  7. ^ a b Jomini XV, p. 224.
  8. ^ Coppi, pp. 279-281.
  9. ^ Botta, p. 385.
  10. ^ Bodart, p. 342.
  11. ^ Graham, pp. 271-272.
  12. ^ Jomini XV, pp. 317-320.
  13. ^ Coppi, p. 283.
  14. ^ Botta, p. 378.
  15. ^ Jomini XV, pp. 330-331.
  16. ^ Graham, pp. 291-292.

Bibliografia