Battaglia di Torriglia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Battaglia di Torriglia
parte della guerra della Seconda coalizione
Xilografia di Torriglia di fine Ottocento
Data14-16 dicembre 1799
LuogoTorriglia, Italia
EsitoVittoria francese
Schieramenti
Comandanti
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

La battaglia di Torriglia è stato uno scontro militare avvenuto tra il 15 ed il 16 dicembre 1799, nel contesto della guerra della Seconda coalizione. Furono coinvolte nella battaglia le forze francesi del generale Saint-Cyr, momentaneamente a capo dell'Armata d'Italia, e la divisione austriaca del generale Klenau. La battaglia rappresenta l'ultimo scontro tra le due parti in guerra in quell'anno e terminò con una vittoria francese.

Contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna italiana di Suvorov.

Le forze della coalizione avevano affidato il comando delle operazioni sul fronte italiano al temibile generale Aleksandr Suvorov e tale scelta si era rivelata indubbiamente vincente: il maresciallo russo aveva collezionato successi dopo successi, sconfiggendo le forze francesi in tre battaglie campali (a Cassano d'Adda, sulla Trebbia ed infine a Novi) e liberando una dopo l'altra tutte le roccaforti che avevano una guarnigione repubblicana al loro interno. A nulla erano valso i tentativi di Moreau, MacDonald e Joubert di affrontare le forze coalizzate, ed adesso i francesi si ritrovavano sulle montagne della Liguria senza più alcun controllo sulla Pianura Padana, se non quello offerto da Cuneo, ultima roccaforte in loro possesso nella pianura piemontese.

Antefatti

L'arrivo di Championnet

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Fossano e Battaglia di Savigliano.

Dopo la partenza delle forze di Suvorov verso la Svizzera, dai valichi tra Francia ed Italia iniziavano a spuntare le forze dell' Armata delle Alpi del generale Championnet.[1] Queste inizialmente avrebbero dovuto agire in concerto con le forze di Joubert ed accerchiare Suvorov,[2] ma problemi logistici non trascurabili avevano ritardato la loro marcia.

Il generale Championnet

Von Melas aveva già iniziato a mettere gli occhi su Cuneo, in modo da allontanare i francesi dalla pianura in maniera definitiva, e stava preparando le truppe per un assedio.[1] Championnet e Moreau, che aveva preso il posto del defunto Joubert al comando dell'armata, tentarono di bloccare i progressi austriaci ma i loro risultati furono alterni e, sebbene riuscirono a ritardare di qualche settimana i piani di von Melas, alla fine vennero nuovamente cacciati dalla pianura.[3]

Riunite le due armate, Championnet chiese a Moreau di poterne avere il comando. Il generale francese acconsentì e partì alla volta della frontiera del Reno, dove era stato promesso lui un posto di comando.[4]

Il fallimento dell'offensiva francese

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Genola.

Appreso dell'arrivo a Frejus di Napoleone, di ritorno dall'Egitto, Championnet, geloso e preoccupato per il ruolo di comando dell'Armata d'Italia che temeva potesse essere affidato al generale corso, decise di programmare un'offensiva in Piemonte.[5] Questa offensiva, nata più per la personale ricerca di gloria da parte del generale piuttosto che da un'effettiva strategia, si rivelò un errore ed esibì completamente i limiti di Championnet come generale.[6]

Mappa della provincia di Cuneo. Genola è il crocevia delle strade tra Fossano e Savigliano.

Le armate di Championnet scesero nuovamente in pianura, inizialmente ottenendo vari successi: Saint-Cyr riportò una vittoria su Karaczay a Novi mentre le altre forze francesi mettevano piede nella pianura.[7]

Championnet, sciaguratamente, prese la decisione di dividere le sue forze e questo fu la causa del fallimento del suo piano: mentre lui avanzava verso Savigliano, von Melas si dirigeva contro di lui, marciando in direzione di Fossano, con una divisione nettamente più numerosa. I due si incontrarono casualmente a Genola e lo scontro fu inevitabile: le forze francesi furono sconfitte, subendo perdite consistenti.[8] A nulla servì la nuova vittoria di Saint-Cyr su Kray sull'ala destra del fronte: al centro i francesi furono inseguiti ed incalzati dagli austriaci, che li batterono nuovamente a Mondovì e li costrinsero a ritornare alle loro posizioni originali su Alpi e Appennini.[9] Cacciate le forze di Championnet dalla pianura per l'ennesima volta, von Melas si dedicò all'assedio di Cuneo.

La presa di Cuneo

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Cuneo (1799).

La città cadde dopo sole due settimane di assedio.[10] Il 2 dicembre, dopo un pesante bombardamento, alcuni dei colpi dei cannoni austriaci avevano causato l'esplosione di due depositi di polvere da sparo, provocando un incendio tra le mura della città. La guarnigione francese era semplicemente incapace di far fronte alla minaccia austriaca all'esterno delle mura e alle fiamme che stavano consumando la città contemporaneamente. Vedendo il morale dei propri uomini a terra e straziato dalle costanti suppliche della gente di Cuneo, il comandante della guarnigione, il generale Clément decise di arrendersi il 5 dicembre,[11] dopo aver avuto un breve colloquio con le forze austriache due giorni prima.[12]

Il generale Saint-Cyr

Con la presa di Cuneo, le forze francesi erano state del tutto scacciate dalla Pianura Padana. Il prossimo passo era cacciarle del tutto dall'Italia. Sfortuna volle che gli austriaci non potessero approfittare del momento favorevole per proseguire nella loro avanzata: con la stagione invernale ormai alle porte, la maggior parte dei passi montani tra Liguria e Piemonte sarebbe stata bloccata dalla neve, impedendo le operazioni per mesi, fino al ritorno della primavera.[11] Von Melas fece ritirare i propri uomini nei quartieri invernali, tra Torino e Bellinzona. Solo le divisioni di Klenau e Hohenzollern, poste sulla Riviera di Levante e ad Alessandria vennero rinforzate.[13]

Nel frattempo, tra le file dell'Armata d'Italia si assisteva ad un cambio nelle gerarchie. Championnet, deluso ed amareggiato dal fallimento della propria offensiva, rassegnò le proprie dimissioni, assegnando in maniera temporanea il comando dell'esercito al suo capo di Stato maggiore, il generale Saint-Cyr. Championnet non dovette vivere con i rimorsi della sconfitta a lungo: sulla strada del ritorno verso la Francia, nei pressi di Nizza, si sentì male e venne ricoverato. Nel giro di poche settimane, la malattia che lo aveva colpito, il tifo, lo portò alla morte. La stessa malattia si diffuse poi tra tutti i reparti dell'esercito francese, tanto che nei primi mesi del 1800 il principale problema che gli ufficiali francesi affrontarono fu quello di reperire bare sufficienti e di trovare un luogo dove seppellire i cadaveri dei malati.

La battaglia

Il piano degli austriaci

In tutto il Nord Italia, le truppe austriache e quelle francesi erano separate dalle Alpi o erano semplicemente troppo lontane per intraprendere azioni offensive una nei confronti dell' altra. L'eccezione era data dalla Riviera di Levante, dove i passi montani dell'Appennino erano ancora liberi dalla neve e facilmente percorribili.[14] Nei mesi precedenti, in più di un occasione, gli austriaci avevano tentato di attraversare la catena montuosa che li separava dai repubblicani, ma erano stati respinti sul Passo di Bracco. Klenau, che aveva appena ricevuto dei rinforzi da Ancona, recentemente capitolata, si mosse per attraversare l'Appennino e raggiungere la costa della Liguria, dove sperava di stabilire una testa di ponte ed essere raggiunto dal resto dell'esercito imperiale.

La logica dietro alle azioni degli austriaci era piuttosto lineare: i francesi erano costretti a difendere una linea molto lunga, dove le varie parti non avrebbero potuto comunicare tra loro facilmente a causa dell' asperità del territorio, quindi riuscire a mettere piede in Liguria, ovunque fosse possibile, apriva la strada ad una manovra a tenaglia, con l'obiettivo finale di schiacciare le armate repubblicane in un unico punto e costringerle quindi alla resa.

L'operazione ideata da von Melas teneva in conto diversi fattori. In primis, Klenau avrebbe dovuto agire in concerto con Hohenzollern, che dopo aver attaccato le forze francesi a Novi il 6 dicembre e circondato quelle a Gavi il 12, sarebbe dovuto scendere verso Genova. Tenendo conto del morale basso dei francesi e della facilità con cui tendevano ad ammutinarsi negli ultimi tempi, cosa dovuta ai forti ritardi con cui ricevevano le paghe, con Melas prevedeva che i suoi due sottoposti sarebbero riusciti a catturare il capoluogo ligure.[13]

Panoramica di Torriglia

Quello che gli austriaci ignoravano era che Saint-Cyr, venuto a colloquio con gli uomini cacciati da Novi, aveva avuto notizia del rafforzamento delle due divisioni di Hohenzollern e Klenau ed aveva aumentato il numero di uomini di guardia al passo della Bocchetta, in modo da bloccare l'accesso al contingente del primo e rendere inutile la manovra del secondo.[15]

15 dicembre

16 dicembre

Conseguenze

Ottenuta la vittoria sugli austriaci, i francesi poterono far ritorno ai loro accampamenti invernali. La finestra in cui poter operare sulla Riviera di Levante si era ormai chiusa e gli austriaci non avrebbero più potuto tentare alcun tipo di operazione.

Note

  1. ^ a b Botta, pp. 384-385.
  2. ^ Coppi, p. 274.
  3. ^ Jomini XV, pp. 318-320.
  4. ^ Botta, p. 386.
  5. ^ Jomini XV, pp. 330-331.
  6. ^ Graham, p. 360.
  7. ^ Jomini XV, pp. 334-336.
  8. ^ Graham, pp. 305-312.
  9. ^ Graham, pp. 319-320.
  10. ^ Bodart, p. 348.
  11. ^ a b Botta, p. 388.
  12. ^ Coppi, p. 287.
  13. ^ a b Coppi, pp. 287-288.
  14. ^ Graham, pp. 339-340.
  15. ^ Coppi, p. 288

Bibliografia