Dogon

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Il villaggio dogon

I Dogon sono una popolazione africana del Mali. Questa popolazione, di circa 240.000 individui, occupa la regione della falesia di Bandiagara a sud del fiume Niger e alcuni gruppi sono stanziati nei territori attigui al Burkina Faso[1]. I Dogon sono prevalentemente coltivatori di miglio e hanno una particolare abilità come fabbri e scultori.

La lingua dogon presenta caratteristiche particolari, molte varianti e molti dialetti. Ogni membro di questa popolazione ha quattro nomi: un nome proibito, segreto, un altro che è "corrente", uno che si riferisce alla madre e uno è il nome della classe di età. Per evitare problemi con le altre parole di uso comune, questi nomi sono presi dai dialetti di altre tribù Dogon. Ogni nome ha un significato linguistico.

Storia

I Dogon si sono spostati dalla regione Mande a sud est del Mali durante il XIV secolo e si sono fermati nella regione di Bandiagara che allora era abitata dai Tellem. La loro storia si collega a questo punto con quella dei vicini Bozo con cui intrattengono molti rapporti di scambio e reciprocità.

Due Dogon mascherati

Religione

Tradizionalmente, i Dogon praticano la religione dell'animismo e nonostante i contatti con l'Islam nero e con altre religioni monoteistiche, essi mantengono un legame molto forte con la fede animista.

La religione dei Dogon presenta un unico Dio creatore, Amma, che ha generato i suoi figli con la Terra, sua sposa: Yurugu. Il Nommo è un essere quadruplo, in quanto formato da due gemelli ciascuno sia maschio che femmina, è il maestro della parola e la insegna ai primi otto esseri umani Dogon: i primi quattro maschi e le ultime quattro femmine, ma in possesso anche dell'anima del sesso opposto, ermafroditi. Nati dalla prima coppia umana plasmata nell'argilla da Amma, genereranno ciascuno una famiglia di antenati Dogon prima di rientrare nella Terra e diventare essi stessi Nommo[2]..

Cerimonie

La loro antica religione animista si esprime in cerimonie e danze rituali, in cui le maschere sono il simbolo più importante. Una volta ogni sessant'anni viene celebrato il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio, che rappresenta la perdita dell'immortalità da parte dell'uomo attraverso la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla iminana una grande maschera che viene intagliata a forma di serpente ed è alta circa 10 metri. Questa straordinaria maschera viene poi conservata in una grotta segreta. Il villaggio è costruito seguendo le forme umane: la testa è costituita dal togu-na, la casa della parola, una bassa tettoia dove l'hogon e gli anziani si ritrovano per discutere le questioni importanti del villaggio; il tronco e gli arti sono occupati dalle case di fango con i relativi granai dal caratteristico tetto di paglia di forma conica[3].

La stella Sirio B

Un graffito Dogon ritraente secondo alcuni studiosi l'orbita di Sirio B attorno a Sirio

Il popolo dei Dogon è noto per le loro conoscenze sulla stella Sirio che sarebbero da considerare impossibili[non chiaro] senza l'uso di un telescopio. Alcuni studiosi[senza fonte], infatti, sostengono che i Dogon in passato siano entrati in contatto con una civiltà extraterrestre. Come riportato nei libri Dio d'acqua. Incontri con Ogotemmêli e Le renard pâle di Marcel Griaule, questo popolo sarebbe stato al corrente della presenza di una compagna di Sirio (la "stella del fonio") che orbita attorno ad essa con un periodo di cinquant'anni prima della sua scoperta da parte degli astronomi moderni. Questi affermano inoltre che ci sia pure una terza compagna oltre a Sirio A e Sirio B. Il libro di Robert Temple Il mistero di Sirio, edito nel 1976, accredita loro anche la conoscenza dei quattro satelliti di Giove scoperti da Galileo e degli anelli di Saturno. Tutto ciò è diventato così oggetto di controversie e, talvolta, di speculazioni. Secondo un articolo edito nel 1978 sulla rivista Skeptical Enquirer, potrebbe essersi trattato di una contaminazione culturale, [4][5] o forse proprio ad opera degli stessi etnografi. [6] Altri invece vedono queste spiegazioni fin troppo semplicistiche, create ad hoc per giustificare un mistero irrisolvibile secondo i dettami della scienza in vigore.[7] La questione resta dunque ancora aperta.

Note

  1. ^ Ubicazione del Popolo dei Dogon, su cerchinelgrano.info. URL consultato il 21-06-2010.
  2. ^ Religione del Popolo dei Dogon, su usac.it. URL consultato il 21-06-2010.
  3. ^ Cerimoni del Popolo dei Dogon, su xoomer.virgilio.it. URL consultato il 21-06-2010.
  4. ^ Ian Ridpath, csicop.org, Committee for Skeptical Inquiry, http://www.csicop.org/si/7809/sirius.html. URL consultato il 26 giugno 2006.
  5. ^ Bernard R. Ortiz de Montellano, The Dogon Revisited, su ramtops.co.uk. URL consultato il 13 ottobre 2007.
  6. ^ Philip, Dogon Shame, su philipcoppens.com. URL consultato il 13 ottobre 2007.
  7. ^ Apter, Griaule’s Legacy: Rethinking “la parole claire” in Dogon Studies (PDF), in Cahiers d’Études africaines, vol. 45, 1999, pp. 95–129. URL consultato il 16 aprile 2008.

Bibliografia

  • Ferdinando Fagnola, Voyage à Bandiagara. Sur les traces de la Mission Desplagnes 1904-1905, la première exploration du Pays Dogon, Milano, Officina Libraria, 2009, ISBN 978-88-89854-43-3
  • Griaule, Marcel (1948) Dio d'acqua Torino, Bollati Boringhieri, 2005.
  • Aime, Marco (2000) Diario dogon Torino, Bollati Boringhieri, 2000.
  • Geneviève Calame-Griaul "il mondo della parola, etnologia e linguaggio die Dogon" Bollati Boringhieri, 2004

Altri progetti

Collegamenti esterni