Coordinate: 37°45′00.7″N 15°07′49.4″E

Castagno dei Cento Cavalli

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Il Castagno dei Cento Cavalli oggi

Il Castagno dei Cento Cavalli è un albero di castagno plurimillenario, ubicato nel Parco dell'Etna in territorio del comune di Sant'Alfio (CT) nel cui stemma civico è raffigurato. Il castagno, considerato come il più famoso e grande d'Italia[1] e oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica - se non il primo del genere - in Sicilia, è stato studiato da diversi botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate. La sua storia si fonde con la leggenda di una misteriosa regina e di cento cavalieri con i loro destrieri, che, si narra, vi trovarono riparo da un temporale.[2]

Notizie storiche

L'albero si trova nel bosco di Carpineto, nel versante orientale del vulcano Etna, in un'area tutelata dal Parco Regionale dell'Etna.

Diversi autori di botanica concordano sulla sua età: avrebbe dai due ai quattro mila anni e, stando alla tesi del botanico torinese Bruno Peyronel, potrebbe essere l'albero più antico d'Europa ed il più grande d'Italia (1982)[3][4].

Le prime notizie storiche sul Castagno dei Cento Cavalli sono documentate già nel XVI secolo. Nel 1611 ne parlò Antonio Filoteo[5], mentre nel 1636, ne «Il Mongibello», Pietro Carrera descrisse maestoso il tronco e l'albero «...capace di ospitare nel suo interno trenta cavalli».[6].

Il 21 agosto 1745 venne emanato un primo atto dal «Tribunale dell'Ordine del Real Patrimonio di Sicilia»[7], con il quale si tutelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli ed il vicino Castagno Nave.[8] Questo documento si configura, in virtù del periodo storico (fine del XVIII secolo), tra i primi atti - se non il primo in assoluto - di tutela ambientale prodotti in Sicilia.

Castagno dei Cento Cavalli, Jean-Pierre Houël ca. 1777.

«... Or volendo noi che a somiglianti alberi non s'irrogasse il minor danno, o nocumento sia con tagli, sia con fuoco, sia con altra incisione, o sfrondamento che ridondar potesse in lor pregiudizio, ma che soltanto si conservassero illesi, et intatti da chiunque dannifera invasione, per scorgersi in ogni tempo con pari piacere, e maraviglia la smisurata, straordinaria loro mole; fidati sul vostro zelo, et accortezza specialmente sulla cura indossata di detto Bosco, abbiamo stimato far a voi le presenti con le quali ordiniamo di dover con tutta diligenza, et ugual premura invigilare a che non fosse apportato ai cennati alberi di Castagno, o di altra sorte che siino, danno, o pregiudizio alcuno, o con tagli, o con fuoco, o con altra forma, e maniera che potesse andar da inferirgli il loro decadimento; ma che venissero custoditi, e curati con tutt'attenzione, conforme ce lo persuadiamo dalla vostra buona condotta; imponendo delle pene pecuniarie, personali, carcerazioni, o altro a' Campieri, Guardiani; e Gabelloti, di esso Bosco, affin di accertarsi l'intento della conservazione di detti alberi, e mantenersi con ciò sempre più viva e recente la memoria di una tale naturale maraviglia, che è di stupore ad ognuno, e di decoro a questo Regno: mercè noi in vigor delle presenti vi concediamo tutta la facoltà e potestà necessaria e le nostre veci ancora in disponere ciò che voi giudicherete proprio, e corrispondente alla conservazione di detti alberi, a non altrimenti.»

L'insigne naturalista catanese Giuseppe Recupero in «Storia naturale e generale dell'Etna» descrisse accuratamente l'albero, fornendo anche diverse dimostrazioni sulla unicità dalla pianta (allora era in discussione se fossero più piante) e narrò che nell'anno 1766 trovò la casa molto deteriorata[9] (esisteva una casa sotto le fronde del castagno, si può notare nel quadro di Jean-Pierre Houël).

È stato ritratto da molti viaggiatori del Grand Tour, fra i quali Patrick Brydone[10][11] e Jean Houel. Quest'ultimo, nel 1787, lo descrisse e ritrasse nel Voyage de la Sicile, de Malta e Lipari,[12][13] utilizzando, tra l'altro, le seguenti parole:[14]

..."La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero (che) si chiama dei cento cavalli in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l'Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest'albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri"...

A seguito del dipinto e delle belle parole che Houel dedicò all'artista, in tempi recenti l'amministrazione comunale ha deciso di dedicargli una Via, proprio nei pressi dell'albero.

Inoltre, è stato oggetto di studio da Alberto Fortis in Della coltura del castagno (1780), che lo trovò degradato[3]. Una leggenda narra che ivi trovò rifugio, durante una tempesta, l'imperatrice Isabella d'Inghilterra, terza moglie di Federico II e i suoi cento cavalieri.[4][15][16][17][18]

Nel 1923 il tronco principale dell'albero fu intaccato da un incendio, che, secondo una non comprovata tradizione orale, sarebbe stato appiccato per ritorsione da alcuni abitanti di Giarre, cui era invisa l'autonomia amministrativa ottenuta dal paese di Sant'Alfio (proprio dal comune giarrese).

Il fondo dove sorge il castagno era di proprietà di alcune famiglie del notabilato locale e venne usato come luogo di conviviali e banchetti per ospiti illustri. {Nel 1965 l'albero fu espropriato e dichiarato monumento nazionale.[19] Solo alla fine del XX secolo alcuni enti locali hanno avviato una serie di studi per tutelare e conservare il castagno.[20]

Il programma televisivo scientifico Super Quark, trasmesso sul canale Rai Uno, studiò il DNA, prelevato dal castagno. In base ai risultati ottenuti, si poté affermare che il castagno potrebbe avere la più grande circonferenza del mondo[21], prima di un grande cipresso presente in Messico e largo 38 mt. Tale tesi, tuttavia, è ancora al vaglio della comunità scientifica, che si sta nuovamente occupando delle peculiarità dell'albero.[20]

Il castagno oggi

Il castagno, (Castanea sativa), misura circa 22 m di circonferenza del tronco, per 22 m d'altezza[22].
In realtà, oggi si presenta costituito da tre polle (fusti), rispettivamente di 13, 20 e 21 m; su queste polle è vivo il dibattito sulla unicità della pianta. Negli ultimi anni il libro dei Guinness dei primati ha registrato il Castagno come l'albero più grande del mondo, per la rilevazione del 1780, quando furono misurati ben 57,9 m di circonferenza con tutti i rami.
Posizione geografica: 37°45'00",5 N - 15°07'49",0 E.

Altri alberi plurisecolari etnei

Nelle vicinanze dell'albero, a circa quattrocento metri, si trova un altro castagno con almeno mille anni di vita, il Castagno Nave (chiamato anche Castagno S.Agata o Arrusbigghiasonnu - risveglia sonno - forse per il cinguettio degli uccelli o forse per le fronde basse che destavano improvvisamente dal sonno qualche carrettiere passante). Questo castagno sarebbe, secondo alcuni studi, il secondo per antichità e grandezza in Italia. La circonferenza misura 20 m ed è alto 19 m[22].
Sempre nel versante orientale dell'Etna, ma in territorio di Zafferana Etnea, si trova un leccio (specie di quercia) quasi millenario: l'Ilice di Carrinu. La circonferenza è 4 m ed è alto 19 m[22].

La leggenda

Si narra che una Regina, con al seguito cento cavalieri e dame fu sorpresa da un temporale, durante una battuta di caccia, nelle vicinanze dell'albero e proprio sotto i rami trovò riparo con tutto il numeroso seguito. Il temporale continuò fino a sera, così la regina passò sotto le fronde del castagno la notte in compagnia, si dice, di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito.
Non si sa bene quale possa essere la regina, secondo alcuni si tratterebbe di Giovanna d'Aragona oppure secondo altri l'imperatrice Isabella d'Inghilterra, terza moglie di Federico II, secondo altri ancora si tratterebbe di Giovanna I d'Angiò la cui storia verrà collegata all'insurrezione del Vespro (XIV-XV secolo). Tutte queste leggende, molto probabilmente, sono frutto di fantasia popolare; infatti, la regina Giovanna d'Angiò, pur essendo nota per una certa dissolutezza nelle relazioni amorose, è quasi certo che non fu mai in Sicilia[23].

Traendo spunto dalla leggenda, alcuni poeti cantarono la storia del castagno e della regina, fra questi vanno citati Giuseppe Borrello e Giuseppe Villaroel che furono fra i maggiori poeti dialettali catanesi del XIX secolo, e Carlo Parini.

Note

  1. ^ ARDEA - Alberi monumentali
  2. ^ Intervista al Castagno dei Cento Cavalli, su oggimedia.it. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  3. ^ a b http://www.comune.sant-alfio.ct.it/castagnostoria.htm
  4. ^ a b Enciclopedia italiana e dizionario della conversazione: opera originale, Tasso, 1842, pp. 1009–. URL consultato il 23 January 2011.
  5. ^ Giuseppe M di Ferro e Ferro, Biografia degli Uomini Illustri Trapanesi, 1830, pp. 1–. URL consultato il 23 January 2011.
  6. ^ Pietro Carrera, Il Mongibello descritto da Pietro Carrera in tre libri: nel quale oltra diuerse notitie si spiega l'historia degl'incendi, e le cagioni di quelli, Per Gio. Rossi, 1636. URL consultato il 23 January 2011.
  7. ^ Giovanni E. di Blasi e Gambacorta, Storia del regno di Sicilia dell'epoca oscura e favolosa sino al 1774: seguita da un'appendice sino alla fine del secolo XVIII, 1846, pp. 688–. URL consultato il 23 January 2011.
  8. ^ www.salvalartesicilia.it, su salvalartesicilia.it. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  9. ^ La storia del Castagno dei cento cavalli
  10. ^ Viaggi in Val di Noto, EdiBiSi, 1998. URL consultato il 23 January 2011.
  11. ^ IL Castagno dei 100 cavalli- L'ALBERO PIU' GRANDE E VECCHIO D'EUROPA-, su prolocosantalfio.it. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  12. ^ Alessio Narbone, Bibliografia sicola sistematica, Stamperia di G. Pedone, 1850, pp. 115–. URL consultato il 23 January 2011.
  13. ^ Pontificia Accademia romana di archeologia, Atti della Pontificia Accademia romana di archeologia: Memorie, Tipografia poliglotta vaticana, 1948. URL consultato il 23 January 2011.
  14. ^ L'Universo, Instituto geografico militare, 2006. URL consultato il 23 January 2011.
  15. ^ Guglielmo Capozzo, Memorie su la Sicilia tratte dalle più celebri accademie e da distinti libri di società letterarie e di valent' uomini nazionali e stranieri, con aggiunte e note, 1840, pp. 339–. URL consultato il 23 January 2011.
  16. ^ John Butler Ormonde (Marquis of), An autumn in Sicily: being an account of the principal remains of antiquity existing in that island, with short sketches of its ancient and modern history ..., Hodges and Smith, 1850, pp. 62–. URL consultato il 23 January 2011.
  17. ^ Francesco Platania, Viaggiatori nelle terre di Ulisse: Acicastello-Acireale-Catania-Etna-Taormina, Bonanno, 2008. URL consultato il 23 January 2011.
  18. ^ La leggenda, su dipbot.unict.it. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  19. ^ Il Castagno dei cento cavalli | perlacitta.it, su perlacitta.it. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  20. ^ a b Castagno dei Cento Cavalli: Un progetto della Provincia di Catania per migliorarne la fruizione. » Comunicati Stampa » Informazioni » Provincia Regionale di Catania, su provincia.ct.it. URL consultato il 23 gennaio 2011.
  21. ^ Il Castagno dei cento cavalli
  22. ^ a b c C.F.S.- Alberi Monumentali in Sicilia
  23. ^ Riporta che «la regina Giovanna (che, in verità, non fu mai in Sicilia)» la pagina dedidata alla leggenda in "provincia.catania.it"

Bibliografia

  • AA. VV., Un castagno, una Regina - la leggenda del Castagno dei Cento Cavalli nei racconti dei viaggiatori del '700 e '800, Catalogo della mostra (Sant'Alfio, Palazzo Comunale, agosto 1999), Santa Venerina 2000 (con indicazione delle fonti storiche).
  • S. Arcidiacono, Guida naturalistica della provincia di Catania, Catania 2003, pp. 110-113 (con indicazioni bibliografiche a p. 246).
  • S. Boscarino, Il restauro in Sicilia in età borbonica 1734-1860, in «Restauro», a. XIV (1985), n. 79, p. 11.
  • M. Caltabiano, Il Castagno dei Cento Cavalli, un monumento di sicilianità, in «La Sicilia», 23 agosto 2005, p. 40.
  • F. Pelluzza, Cenni storici dell'origine del comune di Sant'Alfio, Catania, 1971.
  • G. Recupero, Storia naturale e generale dell'Etna, Catania 1815.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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