Coordinate: 40°36′41.73″N 17°03′44.79″E

Habitat rupestre di Mottola

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L'habitat rupestre di Mottola è un contesto archeologico che comprende numerose testimonianze rupestri, tra cui villaggi e chiese rupestri.

«Così, dall’Aspromonte a Santa Maria di Leuca, fu tutta una Tebaide…»

Habitat rupestre di Mottola
Villaggio rupestre di Petruscio, una delle testimonianze più significative della civiltà rupestre
CiviltàBizantini
UtilizzoAbitazioni, chiese, laboratori, depositi
EpocaIX secolo - XV secolo circa
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneMottola
Amministrazione
EnteComune di Mottola
VisitabileSolo alcune chiese rupestri e Petruscio
Sito webwww.comune.mottola.ta.it/it/page/ufficio-turistico
Mappa di localizzazione
Map

Contesto della civiltà rupestre

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Il territorio di Mottola, così come altre zone della Puglia, è caratterizzato dalla presenza di insediamenti umani scavati nella roccia, altresì detti villaggi rupestri. Questi riflettono una scelta abitativa umana ricorrente nel corso della storia per ragioni di difesa e adattamento ambientale: difatti la grotta artificiale permette di avere una temperatura costante e una protezione dalle condizioni ambientali.[1] Se il trogloditismo è un fenomeno già acclarato dall'Età dei metalli con la creazione di caverne utilizzate come depositi, stalle, ovili, laboratori ecc., l'utilizzo abitativo delle grotte, in Puglia, è attestato solo a partire dal IX secolo.[1] La prima testimonianza storica della civiltà rupestre pugliese è riportata nell'Alessiade di Anna Comnena nel XII secolo.[1][2]

Quindi, il trogloditismo abitativo apparve durante la riconquista bizantina tra il IX e l'XI secolo. Durante il periodo altomedievale, la regione aveva subito una forte decadenza. Nel VI secolo, gran parte della Puglia era stata conquistata dai Longobardi, lasciando ai Bizantini solo la penisola salentina. Nel IX secolo, i Longobardi persero il controllo della Puglia centrale, che passò agli arabi dal Nord Africa.[3] Durante questo periodo, Bari divenne la capitale di un emirato tra l'847 e l'871,[3][4] mentre Taranto fu un ribat dal 840 all'880.[3][5] La decadenza portò allo spopolamento e all'inselvatichimento del territorio. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture idriche causò l'impaludamento delle pianure, rendendole malsane a causa della malaria.[6] Di questo periodo, a Mottola si fa menzione di una devastazione della città nell'847 da parte del Saraceno Saba,[7] tuttavia, come molte altre cronache medievali, trattasi di vaghe e inattendibili vicende.[8]

Solo nel IX secolo, la Puglia centrale tornò sotto il controllo bizantino: essi favorirono il ripopolamento e lo sviluppo agricolo, grazie anche al clima caldo-umido del Periodo Caldo Medievale.[9] L'unità organizzativa per il ripopolamento rurale era il chorion, una comunità-villaggio, incentivato dalle politiche imperiali. Diversi documenti attestano il ripopolamento da parte degli imperatori della dinastia macedone, come l'insediamento di coloni da Herakleia Pontica a Gallipoli sotto Basilio I, e l'invio di Armeni e schiavi liberati nella regione.[10] I coloni dunque, già forti di una tradizione abitativa in grotta,[1] scelsero di scavare abitazioni in grotta nelle pareti delle gravine e delle lame per svariati motivi:

  • condizioni geomorfologiche, per via della facilità di escavazione delle pareti tufacee delle gravine;
  • climatiche e ambientali, per la stabilità termica offerta dalle grotte contro il caldo e l'umidità del periodo;
  • l'agevole reperibilità di cibo ed erbe medicamentose, spontaneamente presenti nelle zone limitrofe alle gravine;
  • la copertura dagli assedi nemici data la naturale asperità del territorio.

Un ulteriore possibile successo del trogloditismo medievale può essere dato dalla diffusione della talassemia e dell'anemia mediterranea nelle comunità rupestri: gli anemici e i talassemici, infatti, sono più resistenti alla malaria, che imperversava per via del clima umido dell'epoca; pertanto, l'ampia concentrazione odierna di individui affetti da anemia e talassemia in Puglia, può essere un'eredità genetica dei coloni provenienti dal Mar Nero, nei quali queste malattie genetiche erano diffusissime.[10][11][12]

Dal XIV al XIX secolo, il raffreddamento climatico della Little Ice Age portò al graduale abbandono delle case-grotta, non più funzionali e sostituite da abitazioni convenzionali più adatte alle nuove condizioni climatiche.[9]

Studi sulla civiltà rupestre

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Fino alla metà del XX secolo, l'origine degli insediamenti rupestri era poco chiara. L'aspetto più noto degli insediamenti rupestri è rappresentato dalle chiese ipogee, spesso decorate con affreschi sacri, che dal XIX secolo catturarono l'attenzione degli studiosi. Inizialmente, si pensava che queste grotte fossero principalmente monasteri, paragonabili a quelli di altre regioni mediterranee come la Tebaide egiziana o il Monte Athos.[13]

Alcuni studiosi, tra cui il canonico materano Francesco Paolo Volpe e il canonico mottolese Francesco Caramia, ipotizzarono un'origine civile delle città scavate nella roccia, inoltre suggerirono che queste abitazioni risalissero a periodi preclassici e paleocristiani. Tuttavia, dalla fine del XIX secolo e fino alla prima metà del XX secolo, prevalse la teoria che attribuiva le grotte ai monaci basiliani, i quali erano giunti in Puglia per fuggire dalle persecuzioni iconoclaste di Bisanzio. Questa interpretazione fu fortemente sostenuta da François Lenormant, che basò le sue conclusioni su documenti ritenuti autentici, ma successivamente smascherati come falsi.[14]

La teoria dei "monaci basiliani" venne ulteriormente rafforzata da studiosi come Charles Diehl ed Émile Bertaux, che descrissero le chiese rupestri della Puglia e Basilicata, evidenziando analogie con le grotte della Cappadocia. Nonostante queste convinzioni, emersero ipotesi che alcune grotte potessero essere state utilizzate come abitazioni.[14]

Negli anni '50 e '60, grazie a gruppi di ricerca e volontariato culturale, si iniziò a riconoscere la vera importanza storica e culturale degli insediamenti rupestri. La convinzione che le grotte fossero prevalentemente monasteri iniziò a essere messa in discussione, con nuove ricerche che sottolineavano la presenza di insediamenti civili ben organizzati intorno alle chiese rupestri.[14]

Il neologismo "civiltà rupestre", coniato da Espedito Jacovelli e usato per la prima volta nella pubblicazione di Cosimo Damiano Fonseca "Civiltà rupestre in terra jonica", fu introdotto per descrivere una società contadina che aveva scelto di vivere nelle grotte per un lungo periodo, con contributi culturali, religiosi e artistici significativi. Questa interpretazione venne consolidata da ulteriori studi e convegni, che dimostrarono come questi insediamenti avessero raggiunto il loro massimo sviluppo tra il IX e il XIV secolo, durante la colonizzazione bizantina e il periodo normanno-svevo.[15]

A partire dal 1971, quando fu organizzato per la prima volta a Casalrotto il primo convegno sulla civiltà rupestre medioevale nel Mezzogiorno d’Italia, c'è stata una continua ricerca e valorizzazione della "civiltà rupestre", culminata in ricerche e studi che hanno significativamente migliorato la comprensione storica di questi insediamenti.[15]

Chiese rupestri

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Le chiese rupestri sono la testimonianza archeologica più rilevante, in quanto attestano una frequentazione delle aree limitrofe, dove sorgevano i villaggi rupestri. A Mottola sono state attestate 41 chiese rupestri di cui, tre, presumibilmente più volte attestate in documenti storici, sarebbero ancora da scovare.[16] Di seguito la tabella con le chiese rupestri, dette volgarmente cripte, presenti a Mottola.[16][17][18]

Elenco delle chiese rupestri o cripte presenti a Mottola
Nome principale Altri nomi Villaggio rupestre o zona di appartenenza Stato
Sant'Angelo San Michele Arcangelo Villaggio di Casalrotto Esistente
Sant'Angelo di Acquagnora Sant'Angelo Veterano, Grotta Sant'Angelo Contrada Acquagnora Esistente
Sant'Apollinare Sant'Apollonia Villaggio di Casalrotto Esistente
San Basilio Duca di Martina Casino del Duca di Martina Franca, San Basilio Esistente
San Biagio Gravina di San Biagio Esistente
Madonna delle Sette Lampade Santa Caterina Contrada San Gregorio Esistente
detta Cattedrale del Trono Villaggio di Petruscio Esistente
San Cesario Santa Cesaria Villaggio di Casalrotto Esistente
anonima del Greppo est Disco del Sole Villaggio di Petruscio Esistente
Bufalo Petruscio[19][20] Nove Croci Greche o di Villa Iolanda Acquagnora-Petruscio Esistente
anonima, Laino I San Petrino Tra Casalrotto-Lamaderchia Esistente
anonima, Laino II Tra Casalrotto-Lamaderchia Esistente
pozzo di Gavito[21][22] di Nandolfo Villaggio di Petruscio Distrutta[22]
Madonna della Serra Masseria Attolini, Petruscio Esistente
anonima di Masseria Scarano Masseria Scarano Esistente
Cristo alle Grotte Cristo alle Zolle, Cristo Pantocratore Contrada Le Grotte Esistente
Santa Croce Masseria Sabato, già Caramia Distrutta[23][24][25]
anonima, dei Polacchi Santa Croce Capitata Villaggio di Petruscio Esistente
San Domenico Contrada Acquagnora Distrutta[23][26]
Forcella Gravina di Forcella Esistente
San Giorgio Contrada Roccapampina Esistente
San Giorgio Villaggio di Casalrotto Esistente
San Gregorio[27] Madonna Nera, della Maurissa[28] Contrada San Gregorio Esistente
Madonna degli Angeli[28] Madonna del Buon Consiglio Contrada San Gregorio Esistente
Madonna del Carmine Madonne Abbasce (dialetto mottolese: [maˈdonnə abˈbaʃə]) Tra Casalrotto-Acquagnora Esistente
San Marco Gravina di San Marco Esistente
Santa Margherita Villaggio di Casalrotto Esistente
San Sabino Santa Maria de Russis Contrada San Sabino Esistente
San Nicola Villaggio di Lamaderchia Esistente
anonima di Masseria Tamburrello San Nicola di Cornetto, San Giacomo Contrada Tamburrello Esistente
San Vito I Contrada San Vito Distrutta[23]
San Vito II Contrada San Vito Esistente
San Vito III Contrada San Vito Esistente
San Vito IV Tre pozzi Esistente
Sant'Andrea ? Non trovata[16]
San Doro ? Non trovata[16]
San Giorgio Contrada Le Grotte Non trovata[16]
anonima (Petruscio IV) Villaggio di Petruscio Esistente, stato ignoto[16][29][30]
San Pietro Villaggio di Lamaderchia Distrutta[31]
San Salvatore Villaggio di Lamaderchia Distrutta[31]
anonima San Lorenzo Masseria don Gaetano Semeraro, Acquagnora Esistente

Grotte di Dio

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Le principali chiese rupestri di Mottola sono note con l'appellativo di "Grotte di Dio", grazie ad un fortunato articolo sul rupestre mottolese pubblicato nel 1987 dalla rivista Bell'Italia. Sotto il nome di "Grotte di Dio" solitamente si fa riferimento a quattro chiese rupestri, nonché le medesime della pubblicazione: la chiesa rupestre di San Nicola, la chiesa rupestre di San Gregorio, la chiesa rupestre di Sant'Angelo e la chiesa rupestre di Santa Margherita.[32][33]

Chiesa rupestre di San Nicola

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Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa rupestre di San Nicola.

La chiesa rupestre di San Nicola, soprannominata "Cappella Sistina delle chiese rupestri",[34][35][36] è situata a 12 chilometri dalla città, in direzione sud-ovest. Si trova nelle vicinanze della via Appia, presso un'antica via consolare. All'interno della chiesa, sono presenti tre affreschi che raffigurano il santo che gli dà il nome, tutti riferiti all'iconografia bizantina. La chiesa è costruita in muratura con la pianta basilicale a croce latina formata da tre navate e un transetto con il presbiterio o bema suddiviso da iconostasi. Gli affreschi originariamente presenti all'interno sono numerosi e posizionati in tutte le pareti. Di questi, numerosi ancora oggi sono conservati in buono stato. I soggetti rappresentati sono: la Deesis, la Vergine col Bambino, santo Stefano, san Giovanni Evangelista, l'arcangelo Michele, san Nicola, san Basilio, san Lorenzo, san Giuliano, san Teodoro, san Leonardo, san Pietro e Papa Leone Magno, santa Parasceve, le sante Lucia e Pelagia e le immagini delle “Vergini stolte e delle savie”.[18][34][36][37]

Chiesa rupestre di San Gregorio

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Nella periferia del centro abitato, sorge la chiesa rupestre di San Gregorio. Riportata alla luce negli anni '70, si tratta di una chiesa a croce greca inscritta con tre navate e tre absidi semicircolari occupate da tre altari. La chiesa presenta dei caratteristici pilastri quadrilobati che dividono le navate e dei soffitti scolpiti. Il corredo pittorico include tre affreschi: un San Nicola, il dittico della Vergine con bambino e san Bartolomeo e il Cristo Pantocratore nell'abside centrale, la cui raffigurazione si ispira al modello in mosaico del duomo di Monreale.[27][38][39]

Chiesa rupestre di Santa Margherita

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Scavata tra il IX e il XIII secolo, si pensa che la chiesa inizialmente fosse destinata a uso funerario, per poi essere trasformata in luogo di culto dedicato a Santa Margherita. La chiesa presenta una planimetria insolita e irregolare, con due navate, un altare centrale e numerosi affreschi che raffigurano santi e scene agiografiche. La chiesa sembra essere stata frequentata in particolare dalle donne della comunità rupestre, soprattutto dalle partorienti, e contiene due cisterne che potrebbero essere state utilizzate per rituali di purificazione. La decorazione pittorica comprende immagini di: Santa Margherita, San Pietro, San Giacomo, San Vito, Sant'Oronzo, due immagini del Cristo Pantocratore, Sant'Antonio Abate, San Nicola, San Michele Arcangelo, la Vergine della Tenerezza, San Lorenzo, San Marco, San Giorgio, la Vergine Odegitria con Bambino, la Vergine Allattante, San Demetrio, Santo Stefano e San Giovanni Evangelista.[40][41][42]

Chiesa rupestre di Sant'Angelo

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La chiesa rupestre di Sant'Angelo è scavata su due piani, unicum nell'Italia meridionale, con quello inferiore adibito a cripta funeraria. La chiesa ha un doppio ingresso che conduce a un atrio scoperto con una cella per il custode e una cisterna per la raccolta delle acque. All'interno, la struttura presenta tre navate su entrambi i livelli, seguendo il modello della croce greca inscritta in un quadrato, con absidi orientate a est. Il piano superiore presenta absidi rettangolari, quello inferiore inferiore absidi a calotta. Inoltre, nell'ipogeo inferiore, ci sono varie tombe sul pavimento, a riprova dell'uso funerario. Nelle absidi della chiesa sono presenti Deesis con varietà iconografiche: nel piano superiore, ce n'è una con san Giacomo al posto del Battista e un'altra illeggibile con tracce dell'arcangelo Gabriele, nel piano inferiore ce n'è una con i santi Andrea e Basilio.[43][44][45]

Dettaglio di San Nicola, chiesa rupestre di San Nicola
Deesis sull'altare centrale, chiesa rupestre di Sant'Angelo
Cristo Pantocratore sull'altare centrale, chiesa rupestre di San Gregorio
Veduta della chiesa rupestre di Santa Margherita con la santa affrescata sul pilastro

La gravina di Petruscio ha ospitato il più grande villaggio rupestre mottolese. Esso testimonia il periodo di ricolonizzazione bizantina avvenuto tra il IX e il XII secolo, come confermato dagli scavi archeologici. Petruscio potrebbe essere identificato con il luogo del castellum eretto nel 1023 da parte dei bizantini di Basilio Boioannes, utilizzato come rifugio per la popolazione locale, contro le scorrerie del saraceno Rayca.[46] Probabilmente, è stato abbandonato attorno al 1156 durante le campagne dell'imperatore Manuele I Comneno, quando vi fu la presa di Molissa, la cui descrizione di Giovanni Cinnamo[47] è identificabile con il villaggio di Petruscio.[46][48] Le chiese rupestri presenti, non affrescate, sono: la più grande detta "Cattedrale", quella detta "dei Polacchi" (per le iscrizioni polacche dei soldati che vi soggiornarono nel periodo bellico) e un'altra anonima detta "del greppo est", data la sua collocazione.[48][49]

Il villaggio di Casalrotto (latino: Casale ruptum), fondato in età bizantina, fu donato nel 1081 al monastero benedettino di Cava dei Tirreni. Durante il XII e XIII secolo, Casalrotto prosperò grazie a donazioni e acquisti, ma dal XIII secolo subì un declino a causa delle politiche fiscali oppressive di Federico II e degli attacchi dei baroni. Nel XIV secolo, il casale fu quasi completamente abbandonato, con tentativi di ripresa falliti. Nel 1616, i monaci vendettero il territorio ai Caracciolo, che trasformarono il casale in una masseria nel XVIII secolo.[50][51] L'area del casale rupestre si estende per circa sei ettari e mezzo e presenta caratteristiche distintive tra la zona meridionale e il resto dell'insediamento. La grande frequentazione dell'area si rispecchia nelle numerose chiese rupestri tutt'ora presenti: Sant'Angelo, Santa Margherita, San Cesario, Sant'Apollinare e San Giorgio.[52]

  1. ^ a b c d Sergio Natale Maglio, Il popolamento ipogeo nei bacini del Mediterraneo e del Mar Nero: le fonti storiche e la documentazione archeologica in età classica e medievale, in Carmela Crescenzi (a cura di), Rupestrian Settlements in the Mediterranean Region, Antonio Dellisanti, pp. 63-67.
  2. ^ (EL) August Reifferscheid, Annae Comnenae Porphyrogenitae Alexias, Lipsia, B.G. Teubneri, p. 36.
    «Τοιούτος δε ων άνηρ και αγεύ&αι όλως μη άνεχόμενος άπο Νορμανίας άπάρας μετά τίνων ιππέων, πέντε δε ήβαν ιππείς καΐ πεξοι τριάκοντα οι πάντες^ εξελ&ών της πατρίδος περί τάς ακρολοφίας και τα άντρα και τα ορη της Αογγιβαρδίας διέτριβε χειρός ληβτρικης κατάρχων και τοις οδίταις επιτιϋ'εμενος οπού μεν ίππους, οπού δε και πράγματα άλλα τινά καΐ όπλα προϋεπικτώμενος. και τα προοίμια του βίου τούτω αιμάτων ήΰαν εκχύβεις και άνδροφονίαι πολλα»
  3. ^ a b c Sergio Natale Maglio, La colonizzazione bizantina nel territorio di Mottola nei secoli IX-XI, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2019, pp. 11-12.
  4. ^ Giosuè Musca, L'emirato di Bari 847-871, a cura di Francesco Violante, Bari, Dedalo, 2023.
  5. ^ Vito Salierno, I musulmani in Italia, secoli IX-XIX, Capone, 2006, p. 71.
  6. ^ Sergio Natale Maglio, "Civiltà rupestre" nella Puglia, su comune.mottola.ta.it.
  7. ^ Marco Lupo, Monografia storica di Mottola, Taranto, Tipografia di Ruggiero Parodi, 1885, pp. 33-34.
  8. ^ Sergio Natale Maglio, Avvenimenti storici e sviluppo urbano della città di Mottola, Mottola, 1994, p. 42, nota 18.
  9. ^ a b Sergio Natale Maglio, La colonizzazione bizantina nel territorio di Mottola nei secoli IX-XI, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2019, pp. 13-23.
  10. ^ a b Sergio Natale Maglio, La colonizzazione bizantina nel territorio di Mottola nei secoli IX-XI, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2019, pp. 23-27.
  11. ^ Micheal McCormick, Byzantium on the move: imagining a communications history, in Travel in the Byzantine world, 2002, pp. 3-29.
  12. ^ Paul Arthur, Per una carta archeologica della Puglia altomedievale: questioni di formulazione ed interpretazione, in Bizantini, Longobardi e Arabi in Puglia nell'Alto Medioevo, 2012, pp. 59-86.
  13. ^ Sergio Natale Maglio, Dalle «Cripte basiliane» alla «Civiltà rupestre». Cinquant’anni dopo Casalrotto, il convegno della svolta (1971-2021), in Locorotondo, "paese di pietre, cripte e nascondigli...", n. 54, Locorotondo, Dicembre 2021, pp. 26-28.
  14. ^ a b c Sergio Natale Maglio, Sergio Natale Maglio, Dalle «Cripte basiliane» alla «Civiltà rupestre». Cinquant’anni dopo Casalrotto, il convegno della svolta (1971-2021) Locorotondo, Dicembre 2021, pp. 26-28., in Locorotondo, "paese di pietre, cripte e nascondigli...", n. 54, Locorotondo, Dicembre 2021, pp. 28-40.
  15. ^ a b Sergio Natale Maglio, Dalle «Cripte basiliane» alla «Civiltà rupestre». Cinquant’anni dopo Casalrotto, il convegno della svolta (1971-2021), in Locorotondo, "paese di pietre, cripte e nascondigli...", n. 54, Locorotondo, Dicembre 2021, pp. 41-66.
  16. ^ a b c d e f Pasquale Lentini, Il fenomeno della civiltà rupestre nel territorio di Mottola, collana Studi Mottolesi, Galatina, Congedo Editore, 1988, pp. 197-198, ISBN 8877860839.
  17. ^ Catasto delle cavità artificiali pugliesi, su catasto.fspuglia.it.
  18. ^ a b Eremi e chiese rupestri d'Italia, su eremos.eu.
  19. ^ Sergio Natale Maglio, L'enigma Petruscio, su comune.mottola.ta.it.
  20. ^ Franco Dell'Aquila e Aldo Messina, Le chiese rupestri di Puglia e Basilicata, Bari, 1998, pp. 104-106.
  21. ^ Pietro Parenzan, Petruscio. La gravina di Mottola, collana Studi Mottolesi, Galatina, Congedo Editore, 1989, p. 110.
  22. ^ a b Sergio Natale Maglio, Storia di Mottola e dei suoi feudatari, Martina Franca, Artebaria, 2016, p. 74.
  23. ^ a b c Pasquale Lentini, Il fenomeno della civiltà rupestre nel territorio di Mottola, collana Studi Mottolesi, Galatina, Congedo Editore, 1988, pp. 193-200, ISBN 8877860839.
  24. ^ Pasquale Lentini, Era la cripta di Santa Croce, in La Nuova Vespa, Mottola, Marzo 1988, p. 3.
  25. ^ Pasquale Lentini, Cripte distrutte e lame colmate a Santa Croce, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, Luglio 1988, pp. 135-146.
  26. ^ Altro scempio a Casalrotto, in La Nuova Vespa, Mottola, Gennaio 1988, p. 9.
  27. ^ a b Sergio Natale Maglio, La chiesa rupestre di San Gregorio, su comune.mottola.ta.it.
  28. ^ a b Secondo Lentini 1988, la chiesa è "erroniamente detta di San Gregorio" e dà come eponimi "della Madonna Nera" o "della Maurissa", indicando la chiesa di San Gregorio nella chiesa oggi nota come della Madonna degli Angeli: tuttavia si tratta di attestazioni fumose e non documentabili. Per non destare confusione si opta la denominazione ufficiale odierna.
  29. ^ Pietro Parenzan, Petruscio. La gravina di Mottola, collana Studi Mottolesi, Galatina, Congedo Editore, 1989, p. 75.
    «Fra altre grotte esistenti verso settentrione è inclusa la chiesa rupestre segnalata dal De Vincenzo (vedi nota seguente ndr), che si troverebbe a 200m dalla Cattedrale, raggiungibile attraverso un sentiero pericoloso. Riempita di detriti, lo spazio residuo non supera il mezzo metro d'altezza, per cui è difficile entrarvi. Si intravedono punti terminali di colonne e due calotte absidali. Il D.A. (vedi nota seguente ndr) scrive che è stato difficile ritrovarla, e dopo dieci anni è stato ancora più impossibile, perché probabilmente è ormai del tutto nascosta dalla vegetazione o da frane.»
  30. ^ Gianluca De Vincenzo, Guida turistica ai santuari rupestri di Mottola, Mottola, 1971.
  31. ^ a b Sergio Natale Maglio, La chiesa rupestre di San Nicola di Lamaderchia, su comune.mottola.ta.it.
    «Dallo stesso documento si evince che a nord della lama che ospita San Nicola c'erano altre due chiese, forse anch’esse rupestri, intitolate a San Salvatore e San Pietro, che sono state probabilmente distrutte dalla realizzazione nella seconda metà del ‘900 di una enorme cava di tufo a monte della ferrovia.»
  32. ^ Le grotte di Dio, in Bell'Italia, n. 18, Giorgio Mondadori, Ottobre 1987, pp. 44-55.
  33. ^ Sergio Natale Maglio, Le “grotte di Dio” di Mottola, su comune.mottola.ta.it.
  34. ^ a b Maria Grottola, Chiesa rupestre di San Nicola, su visitmottola.com.
  35. ^ Domenico Caragnano, La chiesa di San Nicola in Casalrotto in territorio di Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 20, Martina Franca, p. 173.
  36. ^ a b Sergio Natale Maglio, La chiesa rupestre di San Nicola di Lamaderchia, su comune.mottola.ta.it.
  37. ^ Domenico Caragnano, La chiesa di San Nicola in Casalrotto in territorio di Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 20, Martina Franca, 1997, pp. 173-192.
  38. ^ Domenico Caragnano, La chiesa in rupe di San Gregorio a Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, Luglio 2001, pp. 167-177.
  39. ^ Maria Grottola, Chiesa Rupestre di San Gregorio, su visitmottola.com.
  40. ^ Domenico Caragnano e Franco Dell'Aquila, La Chiesa di Santa Margherita a Mottola, un luogo sacro per le donne del medioevo, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 38, Martina Franca, 2015, pp. 117-128.
  41. ^ Sergio Natale Maglio, La chiesa rupestre di Santa Margherita, su comune.mottola.ta.it.
  42. ^ Maria Grottola, Chiesa rupestre di Santa Margherita, su visitmottola.com.
  43. ^ Domenico Caragnano e Franco Dell'Aquila, La chiesa rupestre di Sant'Angelo a Casalrotto in territorio di Mottola, in Archeogruppo 7, 2016, pp. 49-64.
  44. ^ Sergio Natale Maglio, La chiesa rupestre di Sant'Angelo di Casalrotto, su comune.mottola.ta.it.
  45. ^ Maria Grottola, Chiesa rupestre di Sant'Angelo, su visitmottola.com.
  46. ^ a b Sergio Natale Maglio, Storia di Mottola e dei suoi feudatari, Martina Franca, Artebaria, 2015, pp. 17-25.
  47. ^ Augustus Meineke (a cura di), Ioannis Cinnami Epitome rerum ab Ioanne et Alexio Comnenis gestarum, Bonn, 1836, p. 152.
  48. ^ a b Sergio Natale Maglio, L'enigma Petruscio, su comune.mottola.ta.it.
  49. ^ Domenico Caragnano, Il casale di Petruscio in territorio di Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 21, Martina Franca, 1988, pp. 121-130.
  50. ^ Francesco Ferruccio Guerrieri, Mottola-Casalrotto, in Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti, Vol. 16, fasc. 12, Dicembre 1899, pp. 357-364.
  51. ^ Sergio Natale Maglio, Il monastero benedettino di Casalrotto, su comune.mottola.ta.it.
  52. ^ Sergio Natale Maglio, Il casale rupestre di Casalrotto - La necropoli medievale di Casalrotto, su comune.mottola.ta.it.
  • (EL) August Reifferscheid, Annae Comnenae Porphyrogenitae Alexias, Lipsia, B.G. Teubneri.
  • Cosimo Damiano Fonseca, Civiltà rupestre in Terra Jonica, Milano-Roma 1970.
  • Domenico Caragnano, La chiesa di San Nicola in Casalrotto in territorio di Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 20, Martina Franca, 1997, pp. 173–192.
  • Domenico Caragnano, La chiesa in rupe di San Gregorio a Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, Luglio 2001, pp. 167–177.
  • Domenico Caragnano e Franco Dell'Aquila, La Chiesa di Santa Margherita a Mottola, un luogo sacro per le donne del medioevo, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 38, Martina Franca, 2015, pp. 117–128.
  • Domenico Caragnano e Franco Dell'Aquila, La chiesa rupestre di Sant'Angelo a Casalrotto in territorio di Mottola, in Archeogruppo 7, 2016, pp. 49–64.
  • Domenico Caragnano, Il casale di Petruscio in territorio di Mottola, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, n. 21, Martina Franca, 1988, pp. 121–130.
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  • Franco Dell'Aquila e Aldo Messina, Le chiese rupestri di Puglia e Basilicata, Bari, 1998.
  • Gianluca De Vincenzo, Guida turistica ai santuari rupestri di Mottola, Mottola, 1971.
  • Giosuè Musca, L'emirato di Bari 847-871, a cura di Francesco Violante, Bari, Dedalo, 2023.
  • Marco Lupo, Monografia storica di Mottola, Taranto, Tipografia di Ruggiero Parodi, 1885.
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  • Sergio Natale Maglio, Avvenimenti storici e sviluppo urbano della città di Mottola, Mottola, 1994
  • Sergio Natale Maglio, Dalle «Cripte basiliane» alla «Civiltà rupestre». Cinquant’anni dopo Casalrotto, il convegno della svolta (1971-2021), in Locorotondo, "paese di pietre, cripte e nascondigli...", n. 54, Locorotondo, Dicembre 2021, pp. 17–66
  • Sergio Natale Maglio, Il popolamento ipogeo nei bacini del Mediterraneo e del Mar Nero: le fonti storiche e la documentazione archeologica in età classica e medievale, in Carmela Crescenzi (a cura di), Rupestrian Settlements in the Mediterranean Region, Antonio Dellisanti, pp. 63–67.
  • Sergio Natale Maglio, La colonizzazione bizantina nel territorio di Mottola nei secoli IX-XI, in Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2019, pp. 11–50.
  • Sergio Natale Maglio, Storia di Mottola e dei suoi feudatari, Martina Franca, Artebaria, 2016
  • Vito Salierno, I musulmani in Italia, secoli IX-XIX, Capone, 2006.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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