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Coscienza

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Il mantello della coscienza (A. Chromy, 2011)

Citazioni sulla coscienza.

Citazioni

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  • Accettare l'amore nella nostra coscienza significa accettare la coscienza della lotta. (Thomas Merton)
  • Come indurisce il cuore la coscienza isolata! (Jorge Mario Bergoglio)
  • Coscienza è capacità di verità e obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all'uomo che cerca col cuore aperto. (Papa Benedetto XVI)
  • Disfatta dalla maculazione, la coscienza trova sostegno in una limitata facoltà d'agire e di conoscere, è colorata dall'Attaccamento, misurata dal Tempo, sottomessa alla Necessità e inoltre velata dal principio Individuo, fornita del principio Natura e delle tre Disposizioni, riposata sull'Intelletto, offuscata dal Senso dell'Io, congiunta al Senso Interno, ai Mezzi di Conoscenza e di Azione, agli Elementi Sottili e agli Elementi Grossi. (Svacchanda Tantra)
  • E dunque la Coscienza si manifesta in forma di oggetto conoscibile; ma il conoscibile non ha una realtà autonoma. (Utpaladeva)
  • È il nome di una non-entità e non ha alcun diritto a un posto tra i principi primi. Coloro che ancora vi si aggrappano, si attaccano in realtà a una pura eco, al flebile rumore lasciato nell'aere filosofico dall'"anima" che scompare. (William James)
  • Il è coscienza. (Vasugupta)
  • Il mondo è fatto di coscienze divise, ciascuna isolata nella sua illusione sensoriale, le quali scorrono in un vuoto senza qualità. (Peter Høeg)
  • Il nostro stato di coscienza ordinario non è un qualcosa di naturale o di dato, ma una costruzione altamente complessa, uno strumento specializzato a far fronte al nostro ambiente e alla gente in esso, uno strumento utile per alcune cose, ma non utile, e perfino pericoloso, per altre. (Charles Tart)
  • In molti passi della vita, una coscienza è un ingombro più costoso di una moglie o di una carrozza. (Thomas de Quincey)
  • Io considero la coscienza come fondamentale, e la materia un derivato della coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza. Tutto ciò di cui discorriamo, tutto ciò che noi consideriamo come esistente, richiede una coscienza. (Max Planck)
  • L'affiorare della coscienza si fonde al rivelarsi delle cose. (Olga Visentini)
  • L'esperienza cosciente è un fenomeno esteso. Si manifesta a numerosi livelli di vita animale, anche se non possiamo essere sicuri della sua presenza negli organismi più semplici, e è molto difficile dire in generale ciò che ne attesta la presenza. (Certi estremisti sono disposti a negarla anche a mammiferi diversi dall'uomo.) Senza dubbio si manifesta in innumerevoli forme per noi totalmente inimmaginabili, su altri pianeti, in altri sistemi solari, attraverso l'universo. Ma senza tenere conto del modo in cui la forma può variare, il fatto che un organismo abbia in qualche modo esperienza conscia significa, fondamentalmente, che fa un certo effetto essere quell'organismo. Possono esservi ulteriori implicazioni a proposito della forma dell'esperienza; ci possono anche essere (sebbene io ne dubiti) implicazioni a proposito del comportamento dell'organismo. Ma, fondamentalmente, un organismo ha stati mentali coscienti se e solo se fa un certo effetto essere quell'organismo – un certo effetto per l'organismo. (Thomas Nagel)
  • L'essere simmetrico è lo stato normale dell'uomo. È l'immensa base da cui emerge la coscienza o essere asimmetrico. La coscienza è un attributo speciale dell'uomo, che guarda verso questa base (infinita) e cerca di descriverla. (Ignacio Matte Blanco)
  • La coscienza consiste in una serie di stati e processi soggettivi. Essi sono stati di consapevolezza di sé, interiori, qualitativi e individuali. La coscienza è allora quella cosa che comincia ad apparire al mattino, quando dallo stato di sogno e di sonno passiamo allo stato di veglia e permane per tutta la durata del giorno fino a sera, quando, tornando a dormire, diventiamo incoscienti. Questo è per me il significato del termine "coscienza". (John Searle)
  • La coscienza dell'identità è una cosa magica, molto gaia a vedersi, e tuttavia inquietante. La si possiede, eppure si può viverne senza, e spesso anzi, se non nella maggior parte dei casi, lo si fa. È meravigliosa, perché annulla il tempo; ed è cattiva, perché nega il progresso. (Hermann Hesse)
  • La coscienza dell'umanità è suprema su tutti i governi: essi devono esserne interpreti, o non sono legittimi. (Giuseppe Mazzini)
  • La coscienza è il teatro, e precisamente l'unico teatro su cui si rappresenta tutto quanto avviene nell'Universo, il recipiente che contiene tutto, assolutamente tutto, e al di fuori del quale non esiste nulla. (Erwin Schrödinger)
  • La coscienza è la sostanza più elastica del mondo. Oggi non riuscite a tirarla tanto da coprire uno di quei mucchietti di terra che fanno le talpe, domani copre una montagna. (Edward Bulwer-Lytton)
  • La coscienza è, nell'intimo d'ogni umana creatura, l'avvocato degli interessi della specie, è il rappresentante della pubblica opinione nell'interiore di ogni individuo, è quella cosa, infine, che concatena l'individuo alla società, ancorché egli viva in una isola deserta dell'Oceano. L'imperativo categorico non è altro che il rappresentante interno della pubblica opinione. (Max Nordau)
  • La coscienza è una caratteristica fondamentale dell'universo piuttosto che l'emergenza da elementi più semplici. (Giulio Tononi)
  • La coscienza non può mai essere qualcosa di diverso dall'essere cosciente. (Karl Marx)
  • La lucidità della coscienza è privilegio di coloro che sono privi della stoltezza necessaria alle convinzioni dominanti. (Nicolás Gómez Dávila)
  • La sola possibilità è di accettare l'esperienza immediata che la coscienza è un singolare di cui non si conosce plurale; che esiste una sola cosa, e ciò che sembra una pluralità non è altro che una serie di aspetti differenti della stessa cosa, prodotta da un'illusione (il maya indiano). (Erwin Schrödinger)
  • Ma la coscienza di chi agisce non è così importante come generalmente si crede, in confronto alla realtà vitale dell'azione. Noi non sappiamo nulla della forza che fa battere il nostro cuore, e non ci rendiamo nemmeno conto che batte, finché il battito è regolare. Non abbiamo alcuna coscienza del nostro respiro, né della digestione, né dell'impresa di capitale importanza che abbiamo compiuto come embrioni, né del graduale sviluppo dall'infanzia alla pubertà. Nessuno può negare che tutte queste azioni vengano compiute da un agente vitale; ma più questo agente è normale, sano, e veramente vivo, meno è stato e sarà conscio del suo agire. La parte della nostra vita corporea che penetra fino alla nostra coscienza è ben limitata rispetto a quella di cui siamo inconsapevoli. (Samuel Butler)
  • Niente è piú certo, che nessuno può mai uscire da se stesso, per identificarsi immediatamente con le cose distinte da lui: bensí tutto ciò che egli conosce con sicurezza, cioè immediatamente, si trova dentro la sua coscienza. [...] Solo la coscienza è data immediatamente, perciò il fondamento della filosofia è limitato ai fatti della coscienza: ossia essa è essenzialmente idealistica. Il realismo, che trova credito presso l'intelletto incolto, perché si dà l'aria di essere aderente ai fatti, prende addirittura come punto di partenza un'ipotesi arbitraria ed è perciò un edificio di vento campato in aria, perché sorvola o rinnega il primissimo fatto: che, cioè, tutto ciò che noi conosciamo si trova nella coscienza. (Arthur Schopenhauer)
  • Noi usiamo il termine 'coscienza' in molti modi per parlare di molte cose differenti. Eri consapevole di aver appena sorriso? Sei consapevole di essere qui in questa stanza? Eri consapevole di quello che stavi dicendo, o di come muovevi le mani? Alcuni filosofi parlano della coscienza come di una singola misteriosa entità che connette la nostra mente col resto del mondo. Ma 'coscienza' è solo un nome che indica una valigia di metodi che noi adoperiamo per pensare sulla nostra stessa mente. In quella valigia c'è un assortimento di cose le cui distinzioni e differenze noi confondiamo dando a tutte lo stesso nome. (Marvin Minsky)
  • Non avremo una concezione generale adeguata del mondo finché non potremo spiegare come, quando una quantità di elementi fisici sono messi insieme nel modo giusto, formano non solo un organismo biologico funzionante, ma un essere cosciente. Se la coscienza stessa potesse essere identificata con un certo tipo di stato fisico, si aprirebbe la strada per una teoria fisica unificata di mente e corpo, e quindi, forse, per una teoria fisica unificata dell'universo. Ma le ragioni contro una teoria puramente fisica della coscienza sono abbastanza forti da fare apparire probabile che una teoria fisica di tutta la realtà è impossibile. La scienza fisica ha progredito lasciando la mente fuori da quanto cerca di spiegare, ma può esservi di più nel mondo di quanto la scienza fisica possa comprendere. (Thomas Nagel)
  • Non c'è nulla di più ammaliante per l'uomo che la libertà della propria coscienza: ma non c'è nulla, del pari, di più tormentoso. (Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamàzov)
  • Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita, ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza. (Karl Marx)
  • Poiché l'esserci è coscienza e io ci-sono come coscienza, per me le cose esistono solo come oggetto della coscienza. Tutto ciò che è per me deve entrare nella coscienza. L'esserci della coscienza è il tramite di tutto. (Karl Jaspers)
  • Quel principio che ha come qualità la coscienza è presente indifferentemente in tutti i corpi, sicché colui che mediti come il tutto sia essenziato di esso, diventa vincitore del mondo. (Vijñānabhairava Tantra)
  • Rigorosamente parlando, anche ciò che a noi appare inanimato e materiale è un'esistenza che si partecipa della nostra esistenza, un modo di coscienza che si partecipa della nostra coscienza, un soggetto che comunica col nostro soggetto. (Piero Martinetti)
  • Sarebbe assurdo rifiutare la coscienza ad un animale, perché non ha cervello, quanto dichiararlo incapace di nutrirsi perché non ha stomaco. (Henri Bergson)
  • Se la coscienza fosse la pura coscienza dell'amore (come lo vide Rilke), allora il nostro amore sarebbe immediato e spontaneo come la vita stessa. (Thomas Merton)
  • Siamo esseri spirituali, temporaneamente imprigionati in un corpo fisico simile a una macchina. Ma siamo molto più di una macchina. Siamo coscienza, entità infinite. Irriducibili. (Federico Faggin)
  • La coscienza assoluta (saṃvittattva) si manifesta qui in ogni circostanza [della vita quotidiana perché] è piena e perfetta ovunque. È chiamata la causa di tutte le cose perché sorge dappertutto.
  • Pur essendoci la realtà esteriore la coscienza è una; essa, in virtù della percezione di più cose diverse, prende sì un aspetto simile alla molteplicità, ma non diventa molteplice.
  • Secondo questa nostra dottrina (io rispondo) che sostiene come tutto sia coscienza, la coscienza è presente anche nella realtà insenziente e quindi, a maggior ragione, nelle entità che, ora addormentate, più tardi si risveglieranno.
  • Il silenzio della coscienza, per incuria e abbandono, può far scambiare l'istintività per spontaneità, il velleitarismo per pertinenza, l'ingiustizia per giustizia, la morte per vita, l'egoismo per amore.
  • La modernità ha individuato infatti nel tema della coscienza una delle sue frontiere più emblematiche.
  • Troppe volte, nella cultura come nella vita, si confonde il concetto di coscienza, ossia la capacità della persona di riconoscere la verità e la decisione di incamminarsi in essa, con l'ultima perentorietà dell'istanza soggettiva.
  • Io vado in una direzione differente. Nel tempo che ci resta, voglio esplorare due idee bizzarre, che ritengo possano essere una promessa. La prima idea è: "La coscienza è basilare". [...] La seconda idea bizzarra è: "La coscienza può essere universale". Ogni sistema può essere dotato di un certo grado di coscienza.
  • Quello della coscienza rappresenta il più sconcertante problema per la scienza della mente. Non c'è nulla che non si conosca più intimamente dell'esperienza cosciente, e però niente che sia più difficile da spiegare. In epoca recente tutti i fenomeni mentali si sono lasciati analizzare, ma la coscienza ha resistito ostinatamente. Molti hanno cercato di fornire spiegazioni, ma queste sembrano sempre non essere all'altezza dell'obiettivo.
  • Sappiamo che una teoria della coscienza richiede un qualcosa in più che risulti basilare per la nostra ontologia, dato che qualsiasi cosa in fisica è compatibile con l'assenza di coscienza. Potremmo considerare questo qualcosa una caratteristica decisamente non fisica, dal quale derivare poi l'esperienza [del soggetto cosciente], ma è difficile immaginare quale possa essere tale caratteristica. Più verosimilmente, possiamo prendere l'esperienza stessa come caratteristica basilare, come facciamo con la massa, la carica, lo spazio-tempo. Se assumiamo l'esperienza come basilare, allora possiamo proseguire con la formulazione di una teoria dell'esperienza.
  • Forse una semplice coscienza, per quanto tenue, presuppone una coscienza riflessiva, per quanto debole.
  • La mia tesi è che la coscienza è un bene in sé, quale che sia il suo oggetto, e quale che sia la piacevolezza di una particolare esperienza. Ciò spiega perché la maggior parte di noi, la maggior parte delle volte, preferirebbe trascorrere una giornata leggermente depressi piuttosto che narcotizzati e privi di coscienza.
  • Molti di noi, la maggior parte delle volte, preferiscono continuare a vivere; [...] la ragione è ovvia: preferiamo continuare a vivere perché preferiamo la coscienza alla sua cessazione.
    Che la coscienza sia in sé un bene, e che noi la riconosciamo implicitamente come tale, spiega anche perché la maggior parte di noi desidera che la coscienza perduri anche dopo la nostra morte.
  • Un essere dotato di coscienza riflessiva ha una concezione di sé quale essere distinto che persiste nel tempo. Un essere siffatto può avere desideri, volizioni, preferenze di ordine superiore, e così via. Ha un punto di vista. Per dirla alla tedesca, ha una "soggettività". Un essere dotato di semplice coscienza ha esperienze, ma non ha consapevolezza di sé come entità distinta, come soggetto di queste esperienze. [...] La tesi sulla quale insisto – che la semplice coscienza è sufficiente per imporci un obbligo prima facie di non uccidere il soggetto che ne è dotato – per quanto forse strana, non costituisce una novità.
  • Con la sua stessa potenza [la Coscienza] dispiega l'universo su sé stessa come su una parete.
  • L'attività del percepire (dell'"avere coscienza di") si estende senza eccezione ad ogni realtà, poiché non può darsi esistenza di alcunché nell'universo che non sia oggetto di coscienza.
  • La Coscienza è libera nel causare l'evoluzione dell'universo.
  • La coscienza non può mai essere un sistema chiuso, e tutte le barriere di tal natura sono illusioni. L'anima stessa, perciò, non è un sistema chiuso. Quando la considerate, tuttavia, la pensate in genere in tali termini, una immutabile, psichica o spirituale fortezza. Ma le fortezze non tengono soltanto fuori gli invasori: impediscono anche l'espansione e lo sviluppo.
  • La coscienza non si ristora con il sonno: è invece soltanto rivolta in un'altra direzione. La coscienza dunque non dorme, in quei termini, e benché possa essere spenta non si comporta come la luce.
    Spegnerla non la estingue nello stesso modo della luce, che scompare quando si spegne l'interruttore. Proseguendo in questa analogia, se la coscienza fosse come una luce che vi raggiunge, anche quando la spegneste ci sarebbe una sorta di penombra, e non di buio completo.
  • Senza la coscienza la materia non sarebbe nell'universo, a fluttuare in attesa che un altro componente le dia realtà, coscienza, esistenza o vivacità.
  • Allora si alzò in piedi, faccia a faccia con Alturi, e li formulò: cosa determina la presenza della coscienza, e dove dimora? Questo è il primo problema della coscienza, il problema su cui Galileo si stava arrovellando in quel momento. Perché la coscienza sta nel cervello e non nel fegato? Perché poi soltanto in certe parti del cervello? Perché negli emisferi sì e nel cervelletto no?
  • C'era poi il secondo problema, Il problema che forse si doveva affrontare solo dopo aver risolto il primo: cosa determina il modo specifico di essere della coscienza? Cosa determina la qualità visiva della vista, o la qualità uditiva del suono? Deve esserci qualcosa nell'organizzazione di alcune parti del cervello per cui ciascuna parte contribuisce alla coscienza delle qualità specifiche, disse Galileo. Già, ma quale precisa caratteristica dell'organizzazione neurale fa apparire le forme per quelle che sono, diverse da come si mostrano i colori, o da come si sente il dolore?
  • Senza avere capito cosa Alturi volesse dire, Galileo prosegui: ho imparato anche che l'informazione esiste solo se è integrata, che solo la coscienza, informazione integrata, è realmente reale, la sola cosa che esista in sé e per sé, intrinsecamente, e che non ha bisogno di un altro essere per essere.

Voci correlate

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